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Il 28 settembre, presso la Basilica di S. Carlo al Corso, ha avuto luogo il primo incontro biblico della proposta formativa intitolata “Educare oggi all’amore cristiano”

In un clima di raccoglimento e preghiera, la mattinata di sabato scorso, 28 settembre, è stata una occasione preziosa per fermarsi in ascolto della Parola e rileggere la propria vita alla luce dell’Amore di Dio.

Padre Luca Fallica, abate di Montecassino, ha sapientemente introdotto all’ascolto di alcuni testi tratti dal libro del profeta Osea soffermandosi, in particolare, sulla relazione amorosa come metafora dell’amore divino.

“Osea non solo produce oracoli, ma la sua vita è oracolo”, ha esordito p. Fallica, presentando il profeta come un uomo “parlato da Dio”. La Parola è rivolta al profeta e, attraverso l’intera esistenza del profeta, a tutto il popolo. La profezia non è dunque unicamente per la santificazione personale, ma per l’intero popolo. È per mostrare al popolo il Suo amore spontaneo ed instancabile che Dio chiede ad Osea di prendere in moglie una prostituta e di generare figli della prostituzione. Osea riconosce di essere chiamato da Dio per diventare segno del Suo amore.

Lungo il corso degli anni, Osea sperimenta l’abbandono e un doppio tradimento, sia teologale che affettivo. In Osea ci è donato di contemplare come l’amore di Dio sia un amore che patisce: Dio ama con passione e patisce con passione. È così anche per il profeta: Dio gli parla e gli dona di vivere la sua stessa esperienza.

P. Fallica ha sottolineato che avviene così anche in noi: Dio parla dentro le nostre esistenze e la rilettura della nostra vita ci dona di riconoscere come Egli opera e vedere la Storia di Salvezza nella nostra storia.
“È facile insistere sulle nostre debolezze e infedeltà”, ha ripetuto p. Fallica. “Ci sentiamo spesso chiamati a rispecchiarci in chi tradisce. Osea, invece, ci sollecita a fare una lettura teologica, a fissarci su ciò che il profeta stesso vive per potervi riconoscere l’esperienza di Dio. Osea è profezia di Dio perché anche lui è un amante appassionato e tradito che ama nonostante.”

A più riprese, padre Fallica ha sottolineato l’importanza della sfera dell’affettività che può mostrare le tonalità in cui si manifesta l’amore di Dio per noi.

Ad Osea è chiesto di perseverare nell’amore e questo ci introduce nel mistero della compassione di Dio il cui amore ferito e tradito diventa, per grazia, capace di misericordia e perdono.

Osea viene anche a ricordarci che la promessa di Dio ha bisogno di pazienza. Mentre lo slancio dell’uomo verso Dio è passeggero, l’amore di Dio non si arrende mai e attende sempre.

P. Fallica ha spiegato come la parola “perciò” – numerosamente ripetuta nel libro – dovrebbe coglierci nello stupore perché sono davvero sorprendenti le possibilità di nuovi inizi donateci da Dio.
L’esperienza del profeta Osea ci ricorda, inoltre, che i deserti delle nostre vite sono lo spazio dove Dio dona la vera fecondità. Dio con i suoi doni libera, egli è fedele e misericordioso. Per chi vive in Dio, le ferite e i tradimenti che rendono i deserti valli di sventura, diventano porte di speranza.

Nel concludere, p. Fallica ha invitato i consacrati e le consacrate a domandarsi come l’esperienza di Osea interroga la vita. L’esistenza di ciascuno/a diventa infatti spazio dove Dio si rivela attraverso la forma di vita scelta. Il volto di Dio che scopriamo nella nostra vita è infatti quello che possiamo manifestare agli altri per essere sua profezia. Per questo è importante abitare con fiducia la tensione del “già e non ancora”, nell’attesa che Dio compia ogni sua promessa.