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Durante la mattinata del 30 maggio, i partecipanti al Tavolo di Confronto della Vita Consacrata Diocesana hanno esaminato il Metodo della Conversazione Spirituale a partire dalla realtà della Vita Consacrata

La Conversazione Spirituale: portamento del cuore

A quasi un mese dall’Incontro dei Monasteri, il Tavolo di Confronto della Vita Consacrata Diocesana ha ripreso il tema della Conversazione Spirituale con un’attenzione, in particolare, alla realtà della Vita Consacrata.
Introdotti da Mons. Walter Magni e aiutati dalla riflessione di suor Giovanna Radice, Madre Generale delle Orsoline di s. Carlo, i rappresentanti di alcuni Istituti presenti nell’Arcidiocesi, hanno riflettuto sulle maggiori caratteristiche del Metodo e sulla sua applicazione.

Madre Giovanna Radice ha descritto la Conversazione Spirituale come un atteggiamento del cuore che caratterizza l’essere Chiesa. L’etimologia della parola “conversazione” traduce l’importanza del rivolgersi l’uno all’altro. Riprendendo una espressione cara alla cultura del Brasile, dove Madre Giovanna ha vissuto per diversi anni, la Conversazione Spirituale è stata descritta come un sentirsi (“accomodarsi”) a casa, un riconoscersi garbatamente e camminare insieme.
Per realizzare questo sono importanti sia la parola che il silenzio impregnato di preghiera. La Conversazione Spirituale, infatti, è silenzio che si fa ascolto e parola. “Io parlo perché ho ascoltato la Parola, tu mi ascolti perché cerchi nella mia parola la Parola. La Verità ci possiede e nell’ascolto ci lasciamo toccare dall’altro. Solo nell’incontro può nascere qualcosa di nuovo, in ascolto dello Spirito che è Verità”, ha detto Madre Giovanna Radice.

Il Metodo è prima di tutto un invito a tenere alto il livello della supplica perché abbiamo urgente bisogno dell’aiuto che viene dall’Alto. La fecondità di questa supplica e, più in generale, del metodo della Conversazione Spirituale,  viene dal fatto che tutti hanno autorità a motivo del Battesimo.
Questa fecondità può essere, talvolta, dolorosa come aveva espresso p. Timothy Radcliffe in occasione dell’Assemblea Sinodale lo scorso ottobre: “Questi giorni del Sinodo potranno essere dolorosi, ma se ci lasceremo guidare dallo Spirito, saranno le doglie di una nuova nascita.”
In effetti, ha sottolineato Madre Giovanna, aprire il cuore all’altro può mettere in discussione la propria parte di verità. La pienezza della Verità sta giustamente nello spazio tra le persone che parlano e il mistero di Dio è sempre rivelato in spazi vuoti. Ascoltare esige dunque la capacità di farsi da parte.
“Lasciare Dio essere Dio”, ha ripetuto più volte Madre Giovanna. Questa è infatti la condizione per lasciare che lo Spirito spinga dove desidera. Centrando lo sguardo su Dio che è comunione, si frantumano le nostre aspettative e lo Spirito apre lo sguardo. È così che si diventa spazio per la novità, armonia di voci in molte voci.

Madre Giovanna si è quindi soffermata sull’analisi di come il metodo della Conversazione Spirituale sia già applicato nella realtà della Vita Consacrata. Numerosi sono gli esempi e il fatto stesso di ascoltare la parola degli altri e prendere la parola diventa una vera e propria Liturgia.
“La Sinodalità è e deve essere sempre di più il nostro vivere insieme”, ha sottolineato Madre Giovanna. Si cresce nella consapevolezza che l’esperienza del Sinodo ci consegna qualcosa che è molto di più di un metodo. Si tratta, infatti, di un cambiamento di stile, della consapevolezza duratura e sempre in crescita dell’urgenza di vivere in comunione la Vita ricevuta in dono.

Nel passare in esame l’applicazione del metodo nella Vita Consacrata, Madre Giovanna si è soffermata infine sulla recente esperienza del Capitolo della sua Congregazione di appartenenza e sull’esperienza di alcuni discernimenti fatti in vista di decisioni particolarmente delicate.

Nell’insieme, è emerso come il metodo della Conversazione Spirituale sia e richieda una vera e propria conversione, più che una conversazione. Solo nella misura in cui la Conversazione Spirituale percorre la direzione obbligatoria del cambiamento, della conversione appunto, permette di accomodarsi in cuore e sentirci a casa, gli uni negli altri.