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Il 2 maggio, la Curia Arcivescovile ha accolto gli Abati e le Abbadesse per l’incontro annuale dei Monasteri dell’Arcidiocesi

“Padre, siamo davanti a te come terra assetata, manda il tuo Spirito e rinnova la faccia della terra”.
Con questa preghiera, tratta dalla Proposta Pastorale dell’Arcivescovo «Viviamo di una vita ricevuta», si è aperto l’Incontro dei Monasteri lo scorso 2 maggio.
Convocati attorno al tema della Conversazione Spirituale, si sono riuniti alcuni membri di diverse comunità monastiche dell’Arcidiocesi.

Grazie agli interventi dell’Arcivescovo Delpini e di Madre Maria Ignazia Angelini, del Monastero Benedettino di Viboldone, i partecipanti hanno potuto riflettere ancora sulla possibilità di applicare all’interno delle comunità monastiche il metodo della Conversazione Spirituale, già proposto durante l’Assemblea Sinodale dello scorso ottobre.

Dopo aver illustrato le origini e il funzionamento del metodo, Madre Maria Ignazia Angelini ha condiviso la propria personale esperienza. “Molteplicità, fiducia e inconcludenza”, queste le tre parole che ha scelto per riassumerla.
Madre Ignazia si è detta colpita dalla molteplicità e dalla differenza profonda e ben qualificata tra le varie Chiese, continentali e non solo. È rimasta particolarmente colpita dal clima di fiducia, grazie a cui le differenze e i contrasti sono stati vissuti con un senso di affidamento. Nel suo cuore, tuttavia, le discussioni finali hanno lasciato aperte numerose domande. “È come se fossimo usciti dai lavori del Sinodo con la consapevolezza di qualcosa d’inconcluso”, ha affermato, aggiungendo che “forse tale consapevolezza è il frutto dell’esperienza.”.

Riferendosi al Decreto Ad Gentes II, 18, Madre Ignazia ha poi delineato il legame forte che esiste tra la missione e la vita contemplativa. In questa connessione vede un orizzonte splendido, come frutto dell’applicazione del metodo della Conversazione Spirituale nel contesto del Monastero. L’esperienza sinodale potrebbe essere dunque arricchita da alcuni tratti che caratterizzano la vita monastica: la capacità di ascoltare tutti a partire dal “più giovane”, per esempio, o anche il modo di mettersi in ascolto dello Spirito a partire dalla Liturgia.
“L’ascolto della Parola, il carattere battesimale e martirizzante del Cristiano sono fondanti”, ha ricordato Madre Ignazia, rilevando che “nella Celebrazione Eucaristica il Cristiano comprende cosa è bene fare, come avvenne ai Discepoli di Emmaus quando Gesù spezzò il Pane”.  Secondo Madre Ignazia, questo può essere davvero il momento di una “riforma nel vivere la Celebrazione Eucaristica”.

L’Arcivescovo Delpini ha poi approfondito alcuni aspetti del discorso di Madre Ignazia, provando a spiegare in maniera più dettagliata la metodologia della Conversazione Spirituale adottata durante i lavori del Sinodo, ai quali ha partecipato lo scorso ottobre.
Nel presentare l’esperienza vissuta, Mons. Delpini ha precisato che si tratta di un metodo che favorisce la Chiesa nel suo camminare obbediente al Signore, per svolgere la Missione affidata. Tenendo sempre l’esperienza vissuta come principale riferimento, l’Arcivescovo crede che questa metodologia possa essere una grandissima risorsa. Può consentire ad ognuno di contribuire al pensiero di tutti, si rivela dunque come un metodo complesso ma allo stesso tempo promettente, soprattutto per assemblee di numeri ridotti. È stato ricordato a più riprese, tuttavia, che il metodo è di difficile applicazione in ambiti che hanno invece scopi differenti da quello di prendere una decisione, come per esempio i ritiri, le condivisioni di esperienze o le verifiche dei cammini percorsi.

Durante il dibattito, i partecipanti hanno raccontato i propri tentativi di applicazione del metodo all’interno delle loro comunità di appartenenza. Molti hanno iniziato ad utilizzarlo per i discernimenti che richiedono decisioni importanti e urgenti, notando che la Conversazione Spirituale viene arricchita dall’esperienza monastica.
Come un disegno, in cui c’è un legame più profondo tra il metodo della Conversazione Spirituale e l’Eucaristia. La discussione ha lasciato comprendere, infatti, che il metodo della Conversazione Spirituale potrebbe collocarsi tra la Liturgia della Parola e la Liturgia Eucaristica.
Nell’insieme, sembra che la Conversazione Spirituale possa rivelarsi e considerarsi come un qualcosa di più di una metodologia. Lascia la preziosa impressione di una Chiesa che cammina, in ascolto dello Spirito.