Almanacco liturgico Il Santo del giorno Il Vangelo di oggi Agenda dell'Arcivescovo

L’unzione di Betania (Gv 12,1-11) è la pagina di Vangelo che suor Grazia Papola ha scelto per la quarta tappa del percorso biblico previsto nel cammino di formazione “Educare oggi all’amore cristiano”

Immagine generata da DALL·EImmagine generata da DALL·E

Questo racconto noto e molto amato, ha permesso di declinare il tema dell’amore e dell’amicizia a partire da un fatto molto concreto: la risuscitazione di Lazzaro, l’ultimo segno che Gesù compie prima della Pasqua.

“Con questo racconto, l’Evangelista invita a riflettere su cosa siano realmente la vita e la morte”, ha affermato suor Grazia e ha aggiunto: “Il Signore permette la vita per un presente, e la morte è l’ultimo ostacolo – quello decisivo e determinante , davanti al quale la nostra Fede è messa profondamente in gioco.”

La meditazione di suor Grazia ha sottolineato fin da subito come non ci siano particolari pratiche devozionali che possano prepararci alla morte. Quest’ultima, infatti, è sempre una esperienza davanti alla quale è necessario assumere una postura mai semplice.

L’ascolto attento della pagina di Vangelo ha mostrato come tutti i personaggi del racconto si muovono per uscire dai luoghi dove si trovano, come a dire che è necessario uscire dalla paralisi della morte.

Lo stesso Gesù si mette in cammino per arrivare a Betania e non entra nella casa, ma va nel luogo dove maggiormente può sfidare la morte. Quest’ultima è qui presentata come un appello alla fede, un appello a credere in una vita nuova che non può essere descritta perchè ogni spiegazione significherebbe minimizzare la novità che supera ogni nostra possibilità.
È giustamente alla luce di questa vita nuova che suor Grazia ha invitato a contemplare il gesto dell’unzione perchè la malattia di Lazzaro e la sua risuscitazione ricevono senso proprio dal gesto di Maria che può essere compreso pienamente solo alla luce della Pasqua.

Suor Grazia si è soffermata con particolare attenzione sulla relazione tra Gesù, Marta, Maria e Lazzaro. A questo proposito, ha sottolineato come per due volte Giovanni ripete che Gesù amava Marta, sua sorella e Lazzaro. La ripetizione esprime bene il fatto che Maria e sua sorella si rivolgono a Gesù perchè Egli vuole loro bene. L’amore e l’amicizia annunciati in questa pagina non costringono né chiedono qualcosa in cambio, ma creano e permettono pienezza di vita.

Da un lato, contempliamo Marta che va incontro a Gesù e poi va a chiamare Maria.
Dall’altro, contempliamo Maria che riconosce la voce di Gesù ed è proprio questa voce a strapparla dall’immobilità in cui si trova. Maria, infatti, è paralizzata dal dolore, ma si alza e lascia la sua casa per andare in fretta da Gesù.

Il racconto mostra dunque la figura di Marta pronta nel reagire, e quella di Maria profondamente abitata dalla tristezza. Gesù non la conforta a parole, ma accetta che la morte sia un fatto molto concreto e piange con lei davanti al sepolcro. “Marta e Maria, e così ciascuno di noi, siamo qui sollecitati a compiere un cammino di fede ed a partecipare alla cena di Betania”, ha sottolineato suor Grazia.

A Betania, spazio della comunità e dell’amicizia con Gesu, tutta l’attenzione si catalizza su Maria che entra improvvisamente in scena e compie un gesto ordinario. L’Evangelista non lo anticipa, né lo spiega, ma lo descrive lasciando al credente la libertà di leggerlo senza pregiudizi o sospetti.

Il gesto di Maria ha suscitato grande stupore intorno e, soprattutto, ha manifestato la familiarità amorosa tra lei e Gesù che si lascia fare, cioè sta al mondo come chi impara dai gesti che una donna gli rivolge, anche quando sono gesti scomodi come questo dell’unzione dei piedi.

Il nardo, ha spiegato suor Grazia, è una pianta rara, sempre associata alla vita che non si corrompe. È una pianta capace di donare un profumo vero, puro, affidabile, prezioso.
Dal momento in cui Gesu è cosparso di profumo, tutta la casa si riempie questo aroma. “Quella casa che aveva respirato l’odore acido della morte, ora profuma di nardo, di vita che non muore”, ha sottolineato suor Grazia per aiutare a meditare su come il gesto di Maria raggiunga Gesù e tutti coloro che lo accolgono.

Avviandosi alla conclusione, suor Grazia si è soffermata sulla figura di Giuda che, raggiunto dal profumo, non se ne lascia avvolgere. Giuda si introduce nella scena con parole che stonano perchè la sua domanda non è diretta a nessuno esplicitamente.  Al centro della preoccupazione di Giuda, infatti, non c’è l’altro, ma un giudizio nei confronti di Gesù e Maria, e una concezione astratta del bene. L’interesse di Giuda è rivolto unicamente a se stesso e di fronte alle sue parole stonate, il Signore interviene con una risposta non semplice da comprendere. “Con queste parole, Gesu spiega che il gesto di Maria dice che la sua morte diffonde già il profumo della vita”, ha affermato suor Grazia per spiegare come il gesto di Maria annunci la morte e la verità della Resurrezione.

“L’unzione di Betania è il passaggio dell’amore di Dio. Nella casa di Betania – casa dell’amicizia, il gesto di Maria manifesta l’esperienza dell’amore che ha conosciuto la morte. Il gesto di Maria e la dolorosa coscienza di Gesu della sua morte, sono un tempo sospeso che ci chiede di guardare al dono della vita e a ciò che questo dono spande nelle nostre comunità”, ha concluso suor Grazia invitando i presenti a condividere il racconto di come hanno accompagnato alla morte una persona amica, vivendo questo passaggio alla luce della resurrezione.