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Nella comunità di Venegono, si è tenuto un incontro che ha coinvolto formatori e formatrici degli istituti di Vita consacrata e del Seminario presenti nella nostra Diocesi. Il Vicario episcopale per la Vita consacrata, racconta...

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Don Walter, può presentarci il suo compito come Vicario episcopale per la vita consacrata? Sono stato Vicario per la Vita consacrata (VC) da poco più di un anno, con un mandato di cura di tutte le espressioni di Vita Consacrata, maschili e femminili, presenti in diocesi. Per dare un’idea descrittiva e quantitativa della VC in Diocesi mi riferisco concretamente a circa 800 religiosi (soprattutto ordinati, ma ci sono pure molti fratelli), poco più di 3000 religiose (soprattutto anziane, ma ci sono pure 500 sorelle internazionali molto giovani), 250 monaci e monache (in 13 monasteri femminili e 5 maschili), 660 membri di Istituti secolari, 113 dell’Ordine delle vergini (Ordo virginum), 40 vedove consacrate (Ordo viduarum) e una quarantina di Associazioni di fedeli.  

Ci sono delle iniziative che il Vicariato sta sostenendo? Ciascun settore della VC – per le religiose dell’Usmi, i religiosi della Cism e la Ciis per i membri degli Istituti secolari – predispone delle proprie iniziative di formazione e di accompagnamento. Altre iniziative sono invece coordinate, sempre in accordo con questi organismi, dal Vicariato per la VC. Ricordo anzitutto gli incontri istituzionali, con la presenza dell’Arcivescovo: la Giornata per la VC del 2 febbraio; la Celebrazione degli Anniversari in primavera e le Professioni solenni di settembre. Poi ci sono gli incontri formativi per sorelle e fratelli internazionali che vedono una presenza molto numerosa, l’incontro annuale di novizi/e seminaristi con l’Arcivescovo in novembre, l’incontro per formatori e formatrici di gennaio, sempre presso il Seminario di Venegono inf.. e l’incontro dei nostri diaconi con la VC diocesana presso un monastero della Diocesi.

Come è nata l’esperienza di collaborazione e incontri tra i formatori alla vita consacrata e del Seminario? In cosa consiste questo cammino condiviso?

L’esperienza annuale di collaborazione tra educatori del Seminario e formatori e formatrici di istituti di VC e monasteri è giunta quest’anno alla VIIIa edizione. E’ evidente l’esigenza di riuscire a trattare tematiche di carattere formativo, intuendo per un verso che l’orizzonte socioculturale, dal quale provengono i giovani e le ragazze che entrano in formazione, presenta delle costanti anche di ordine psicologico, ma che affrontate mettendosi in ascolto dell’esperienza di tutti gli altri, risulta più fecondo per tutti. Il fatto che dopo una relazione di avvio si dia spazio a dei laboratori di gruppo risulta decisivo per articolare meglio il tema che di volta in volta si intende affrontare.

Quali sfide avvertono i formatori nel cammino di discernimento e di formazione alla vita consacrata e al ministero presbiterale? Per un verso ci sono delle sfide formative che, registrate dalle nostre pastorali giovanili, rifluiscono inevitabilmente nei noviziati della VC e nei nostri seminari. Ma intanto va evidenziato il dato interessante e crescente dell’internazionalità, soprattutto dei novizi e delle novizie della VC. Anche se per il momento il tema sembra essere non così decisivo (casi di seminaristi internazionali ne abbiamo avuti e ne abbiamo anche nel nostro seminario), tuttavia è stato il Sinodo Minore “Chiesa dalle genti”, avviato nel 2018 dal nostro Arcivescovo, che può fare da sfondo a questa prospettiva formativa. Poi si potrebbe anche riprendere il tema affrontato nell’incontro formatori di quest’anno: “Educare novizi, novizie e seminaristi di età adulta” (11 gennaio 2024), ricordando ad esempio che pure alcune nostre realtà monastiche conoscono presenze internazionale significative, come pure ingressi di professi o professe in età adulta, cioè oltre i 40 anni e oltre.

Prima del suo servizio come vicario e in alcuni settori pastorali diocesani, lei è stato anche educatore in Seminario. Dalla sua esperienza cosa le pare decisivo per la formazione dei seminaristi, in questo tempo? Sono stato educatore e insegnante nella sezione liceale del Seminario di Venegono inf. per una quindicina d’anni (1981-1996), lavorando anche nel settore della pastorale vocazionale, che in quegli anni rientrava volutamente nell’ampia visione pastorale avviata dal card. Martini. Difficile fare un confronto con l’oggi: il contesto ecclesiale e pastorale è molto cambiato. Di fatto, i giovani che oggi si affacciano ai nostri seminari e agli istituti di vita consacrata, per un verso non provengono più da un orizzonte ecclesiale organico e strutturato, ma variegato e direi frammentato, dove non è chiaro il senso di comunione ecclesiale di partenza e di appartenenza. Giovani e ragazze che si ritrovano a confronto con una immagine di prete o di consacrato e consacrata non solo anziana (perché non è questo il problema), ma piuttosto affaticata e poco stimolante. Ma il Signore non si è ancora stancato di mandare operai nella Sua vigna. In occasione dell’incontro dei novizi, novizie e seminaristi con l’Arcivescovo del 16 novembre dello scorso anno erano circa 150 i presenti. Certo, lo sguardo del servizio alle nostre comunità da parte di questi futuri professi solenni e giovani presbiteri rimane forse un po’ spiazzata, mentre la visuale di chiesa si allarga, regalandoci una speranza che ci incoraggia a guardare avanti, senza paura.
(Pubblicato su La fiaccola, febbraio 2024)

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