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L’invito a «imparare lo stile, il linguaggio, le vie della missione quotidiana da parte di tutti». Tra gli oli benedetti anche l’“olio di capaci”, segno che «dallo strazio di uomini al servizio del bene comune sorge un principio di speranza». Al termine della celebrazione l’annuncio di una riconfigurazione del Seminario: il terzo anno sarà vissuto abitando nelle parrocchie a piccoli gruppi, più a contatto con la vita ordinaria delle comunità

Milano, 6 aprile 2023 – È terminata poco fa in Duomo la Messa crismale presieduta dall’Arcivescovo, in cui tradizionalmente tutti i presbiteri rinnovano le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione e durante la quale vengono benedetti gli oli santi del Crisma, poi consegnati ai decani per essere portati nelle parrocchie e nelle cappelle ospedaliere della Diocesi.

Nell’omelia mons. Mario Delpini ha ricordato che «nella Chiesa tutti i battezzati sono pietre vive, sono chiamati per essere mandati a portare il lieto annuncio ai poveri. (…) La corresponsabilità di tutti per la missione si vive nella vita ordinaria, si vive negli ambienti del quotidiano, come testimonianza, come il rendere ragione della speranza che è in noi. Tutti i battezzati, ma in modo particolare i laici, uomini e donne, sono mandati per essere testimoni là dove vivono, lavorano, coltivano i loro affetti e la loro gioia, attraversano le loro tribolazioni e si prendono cura dei fratelli e delle sorelle».

Tuttavia, ha sottolineato l’Arcivescovo, «si deve riconoscere che lo spirito missionario delle nostre comunità stenta a trovare i linguaggi, si esprime con timidezza, persino con imbarazzo, quasi che l’ideale sia essere cristiani senza dirlo, senza dire Gesù». In questo senso, ha continuato, possono essere di aiuto le Assemblee Sinodali Decanali che si stanno configurando in Diocesi: il loro scopo, infatti, è «imparare lo stile, il linguaggio, le vie della missione quotidiana da parte di tutti».

Dopo un riferimento ai ministeri laicali del Lettorato, dell’Accolitato, del Catechista, che saranno istituiti secondo le indicazioni del Papa e della Conferenza Episcopale Italiana nel corso di questo anno pastorale, mons. Delpini si è rivolto a diaconi e sacerdoti. A proposito dei primi, l’Arcivescovo ha affermato di «cogliere con una certa frequenza una specie di imbarazzo a proposito del rapporto tra preti e diaconi, come se i due gradi del ministero ordinato avessero un principio di incompatibilità. Ma il diacono, come il presbitero, è collaboratore del vescovo per la missione». E rivolgendosi ai sacerdoti, ha continuato: «Ho molte ragioni per una stima profonda e una immensa riconoscenza per i preti. (…) Essere preti significa, prima di ogni ruolo e potere, appartenere al presbiterio diocesano. L’appartenenza al presbiterio comporta la recezione delle proposte diocesane, la pratica sinodale delle decisioni, la cura per la fraternità dei rapporti».

Tra gli oli benedetti durante la Messa Crismale, erano presenti quest’anno anche oli provenienti dal “Giardino della Memoria di Capaci”, a Palermo, dove nella zona in cui 31 anni fa vennero uccisi il giudice Falcone, la moglie e tre agenti della scorta è stato piantato un uliveto: «Da quegli ulivi – ha spiegato l’Arcivescovo – si ricava dell’olio che quest’anno è stato consegnato dai Questori a tutte le Diocesi d’Italia. È un segno di quell’olio di letizia che attesta che il bene vince sul male, che dalla terra bagnata dal sangue e dallo strazio di uomini al servizio del bene comune sorge un principio di speranza».

Al termine della celebrazione, mons. Delpini ha annunciato un’importante riconfigurazione del Seminario diocesano, che verrà introdotta in via sperimentale per un triennio a partire da settembre, a motivo del numero più ridotto degli ingressi in Seminario dopo la pandemia e per affinare l’attuale prassi formativa.

Tre le principali novità. Anzitutto, ha spiegato l’Arcivescovo, «la vita di tutti i seminaristi sarà concentrata nel lotto dell’attuale Biennio (primi 2 anni del percorso), con spazi e tempi condivisi da tutti e altri propri per ciascuna tappa formativa». Attualmente, invece, i seminaristi del Quadriennio (ultimi 4 anni) utilizzano spazi distinti rispetto ai loro compagni dei primi 2 anni.

Inoltre, il terzo anno del percorso seminaristico «sarà vissuto abitando nelle parrocchie a piccoli gruppi di seminaristi e frequentando quotidianamente il Seminario per le lezioni e i momenti formativi», più a contatto con la vita ordinaria delle comunità parrocchiali e con le varie componenti del popolo di Dio.
Infine, la “vestizione” clericale, attualmente prevista all’inizio del terzo anno di Seminario, verrà rinviata al momento dell’ordinazione diaconale, ovvero all’inizio del sesto e ultimo anno, come indica la disciplina della Chiesa universale e della Conferenza Episcopale italiana in materia e come già avviene nella maggior parte dei Seminari italiani.

«Vorrei evidenziare – ha concluso l’Arcivescovo – che la motivazione principale che orienta ogni scelta che si riferisce al Seminario è e rimarrà il favorire, l’accompagnare e l’istruire alcuni giovani della Diocesi al discernimento e alla docilità allo Spirito». Motivazioni e obiettivi di queste novità sono descritti in modo più approfondito in un documento elaborato dal Seminario, pubblicato sul sito della Diocesi, dove è anche disponibile un’intervista al Rettore, don Enrico Castagna

Oggi pomeriggio con la Lavanda dei piedi e la Messa in Coena Domini (in Duomo celebrate alle 17.30), la Chiesa ambrosiana entrerà nel cuore del Triduo pasquale.

Omelia dell’Arcivescovo

 

Stefano Femminis
Responsabile Ufficio Comunicazioni sociali
Arcidiocesi di Milano

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