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L’arcivescovo Mario Delpini: «il signore scaccia i demoni che spingono al silenzio, alla disperazione, alla solitudine». «Quante lacrime per le morti solitarie! Ma tra la gente si è diffusa una nuova forma di compassione e una dedizione instancabile»

Milano, 11 marzo 2021 – Per tutto il tempo di Quaresima, i Presidenti delle Conferenze Episcopali d’Europa hanno invitato a pregare per le vittime della pandemia (oltre 770mila in tutto il Vecchio continente) e a ribadire la vicinanza della Chiesa alle famiglie delle vittime, ai malati, agli operatori sanitari e a tutti coloro che sono in prima linea nella lotta al Coronavirus.

Dopo la Messa proposta dalla CEI e celebrata a Roma il 4 marzo dal Segretario generale, mons. Stefano Russo, questa mattina si è svolta nel Santuario di Santa Maria del Fonte, a Caravaggio (BG), una celebrazione eucaristica a cui hanno partecipato tutti i vescovi della Conferenza episcopale lombarda e che è stata presieduta da mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano e Metropolita di Lombardia.

«Si aggira sulla nostra terra una specie di inespressa persuasione che la battaglia sia persa», ha detto in apertura della sua omelia mons. Delpini, descrivendo poi i vari “demoni” che minacciano l’umanità. «C’è il demone muto, che impone il silenzio, a cui tanti uomini e donne, anche discepoli del Signore Gesù, hanno aperto la porta. E perciò non hanno più parole. Non hanno più parole cristiane. (…) Ma il regno di Dio è giunto a noi e Gesù ha scacciato il demone muto. Perciò ora coloro che il virus ha assalito e ucciso hanno cominciato a parlare e cantano la vittoria di Gesù sul demone muto e proclamano che la morte è stata vinta».

Ancora, c’è «il demone ribelle, che insinua la disperazione: “Vedete quanti morti? Muoiono insieme il santo e il peccatore. A che cosa serve servire il Signore? Voltategli le spalle e siate disperati!”. Ma il regno di Dio è giunto a noi e Gesù ha scacciato il demone ribelle. Gesù ha sofferto con coloro che soffrono, ha pianto con coloro che piangono, è morto con coloro che sono morti», ha proseguito l’Arcivescovo di Milano, ricordando i tanti morti per Covid in Lombardia, 28.923 persone dall’inizio della pandemia (tra cui circa 90 sacerdoti diocesani).

Così, ha detto ancora Delpini, «mentre il demone ribelle suggerisce di non ascoltare la voce del Signore, i figli di Dio si sono messi in cammino: si è diffusa tra la gente una nuova forma di compassione abitata da una fortezza mite e paziente, una pratica instancabile della dedizione abitata dalla carità».

Infine, il terzo demone, quello «della divisione e della solitudine: sequestra le persone e si impegna a renderle inaccessibili. Semina la desolazione nel constatare che coloro che amiamo sono irraggiungibili. Quante lacrime hanno accompagnato morti solitarie! Ma il regno di Dio ha consolato i morti che non abbiamo potuto consolare, ha abbracciato i nostri cari che non abbiamo potuto abbracciare, ci ha introdotto in quella comunione che il demone non può spezzare, ci ha radunati nella preghiera che non teme le distanze».

«Questa preghiera, questo canto di speranza, questa professione di fede celebriamo oggi qui – ha concluso l’Arcivescovo di Milano -, nel santuario della gente semplice, nel santuario che celebra la maternità di Maria».

Stefano Femminis
Responsabile Ufficio Comunicazioni sociali