Le strutture pastorali per i fedeli di lingua straniera
Il Sinodo minore Chiesa dalle genti, al capitolo IV, Costituzioni 9 e 10, così ridefinisce significato, funzioni e compiti delle strutture pastorali per i fedeli di lingua straniera presenti in diocesi:
§ 1. Nell’arcidiocesi di Milano sono presenti le diverse forme di accompagnamento pastorale per i fedeli di lingua straniera previste dall’ordinamento canonico: le cappellanie, le missioni cum cura animarum (istituite anche per fedeli appartenenti a una Chiesa sui iuris) e le parrocchie personali: quella di S. Carlo per i fedeli di lingua inglese e quella di S. Stefano, generale per i migranti.
§ 2. Le strutture pastorali per fedeli di lingua straniera permettono, a tutti coloro che non hanno ancora raggiunto una sufficiente stabilizzazione nel processo di inserimento nella società italiana, di avere un punto di riferimento sicuro per la vita di fede e di radicamento in un contesto comunitario. Questo ancoraggio rimane tuttavia provvisorio e prevede un percorso di accompagnamento verso la maturazione sul territorio di una mentalità che porti tutti a percepirsi come Chiesa dalle genti, favorendo in questo modo il reciproco riconoscimento tra i nuovi arrivati e le comunità storicamente presenti in quel contesto. Un momento propizio per questo processo è il percorso dell’iniziazione cristiana dei figli di genitori immigrati dall’estero. Le strutture pastorali per fedeli di lingua straniera avranno cura di non diventare isole autoreferenziali, costruendo forme di fecondo scambio di vita e di fede con le realtà ecclesiali locali.
§ 3. Le strutture pastorali per fedeli di lingua straniera possono essere viste come espressione di comunità, fraternità e sostegno reciproco fra i migranti, che può “fare scuola” nell’ambito territoriale, lavorando al contempo per sensibilizzare le comunità ecclesiali alla reciproca accoglienza. Sono ambiti preziosi per la gestione di casi pastorali particolari, come ad esempio situazioni familiari complesse o presenza di ammalati e così via.
§ 4. Il Consiglio pastorale è da considerarsi obbligatorio in ogni struttura pastorale per fedeli di lingua straniera (non solo le parrocchie, quindi, ma anche le cappellanie e le missioni cum cura animarum). Fra il Consiglio pastorale delle strutture pastorali per fedeli di lingua straniera e i Consigli pastorali territoriali (nelle varie forme: parrocchiali, di comunità pastorale, decanale) devono istituirsi specifiche forme di integrazione, perché ci sia opportunità di integrazione con tutte le parrocchie del decanato. In aggiunta alla conoscenza e all’incontro, scopo di questa interazione deve essere la realizzazione di specifiche azioni condivise nei differenti settori della vita pastorale (feste, liturgia, benedizione delle famiglie, chierichetti, operatori della carità, catechisti, gruppi giovanili, eccetera). Ulteriori luoghi di integrazione fra comunità legate alle strutture pastorali per fedeli di lingua straniera e comunità parrocchiali sono i gruppi familiari e i gruppi di ascolto.
§ 5. I sacerdoti diversamente incaricati nelle strutture pastorali per fedeli di lingua straniera (cappellani, missionari, parroci e vicari parrocchiali) hanno un ruolo fondamentale di integrazione in relazione al territorio. Salvo eccezioni devono abitare e collaborare con una parrocchia territoriale. La loro presenza in diocesi deve essere prevista per almeno cinque anni di ministero. È fondamentale che imparino la lingua italiana e diventino familiari con la tradizione ambrosiana, attraverso appositi percorsi formativi loro proposti.