Pur con un’impostazione non del tutto lineare, quella cioè dell’art. 9 c.2 del testo della revisione del Concordato (votato, tra l’altro, anche dal vecchio PCI), risulta che l’IRC dipende dal riconoscimento, da parte della Repubblica italiana, del “valore della cultura religiosa” e del fatto che “i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano”; per questi motivi l’IRC si colloca “nel quadro delle finalità della Scuola”, non quindi della Chiesa o di una Religione fosse pure quella cristiana. Di qui il fatto che esso, pur condotto da insegnanti ritenuti idonei dalla Chiesa cattolica, è aperto a tutti coloro che vogliono avvalersene , a prescindere dalla loro appartenenza a una Chiesa o a una Religione (come di fatto avviene in diversi casi).
Perciò le sue linee programmatiche e i suoi Osa (Obiettivi Specifici di Apprendimento), pur concordati con la C.E.I., sono ministeriali. Il suo asse portante è la Bibbia, Gesù Cristo, la Chiesa cattolica; ma è aperto e attento sia alle problematiche esistenziali dei ragazzi sia al fenomeno religioso in genere e al confronto con la storia e le dottrine di altre Chiese e Religioni. Ciò appare sia nel programma attualmente vigente, specialmente in quello per le Superiori, sia e più ancora, come dirò sotto, in quello previsto e sperimentato in vista della nuova riforma scolastica.
Più precisamente ecco descritte le mete fondamentali dell’IRC e le “competenze” cui portare gradualmente gli alunni:
• conoscere le fonti del cristianesimo e le sue verità fondamentali e anche quelle di altre religioni (senza conoscenze infatti si resta solo ignoranti);
• saper elaborare e giustificare, secondo l’età, le proprie scelte esistenziali, in rapporto alla conoscenza della religione cristiana e dei suoi valori (ossia anche la scelta di rifiutarli, purché seriamente fondata);
• saper esporre, documentare e confrontare criticamente i contenuti del cattolicesimo con quelli di altre confessioni cristiane, religioni non cristiane e altri sistemi di significato;
• saper entrare in dialogo con chi ha convinzioni religiose o filosofiche diverse dalle proprie;
• saper riconoscere il contributo della fede in Cristo e della tradizione della Chiesa al progresso culturale e sociale del popolo italiano, dell’Europa e dell’intera umanità, e anche quello di altre religioni.
A questo tipo di IRC vengono preparati, almeno dal 1985 in qua, i suoi docenti ; si vedano i corsi in programma per loro presso Facoltà Teologiche, e più ancora presso gli Istituti di Scienze Religiose, con rispettivi esami (disposti su 3 o 4 o più anni, comprendenti anche cultura religiosa generale, storia e conoscenze di almeno le grandi religioni classiche).
Solo in seguito a tali studi – almeno generalmente – l’Ordinario diocesano rilascia ai richiedenti l’idoneità all’IRC; non sono quindi considerate solo la loro ortodossia e l’ortoprassi. Se tali studi non fossero ancora completati se ne dà espressa notizia nella proposta di nomina.
Nulla impedisce che si cambi il sistema formativo degli idr (per esempio che docenti universitari competenti in scienze religiose esaminino o verifichino qualità e organizzazione degli attuali studi e degli studenti candidati all’IRC), ma attualmente riferimenti e prassi sono quelle dette sopra, dipendenti dalla revisione del Concordato e dalle successive Intese. Ovviamente esistono anche varie iniziative di aggiornamento.
Don Michele Di Tolve
Dir. Serv. IRC diocesi di Milano