Le Chiese cristiane di Milano desiderano condividere con chi abita in città una parola di augurio
Questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia, Luca 2, 12
Quando è Natale? Questo ci servirà di segno: un bambino appena nato, un essere fragile e vulnerabile, una persona che dipende in tutto da chi la circonda.
Il presepe, con al centro il bambino avvolto in fasce, è lo specchio di ciò che è l’umanità.
La pandemia questo l’ha messo a fuoco: l’umanità è fragile e vulnerabile, noi uomini e donne che ci illudevamo di essere forti e potenti e di avere tutto sotto controllo, sperimentiamo la nostra impotenza, il nostro essere esposti alla vulnerabilità e fragilità della vita umana.
In fondo lo sapevamo anche prima. Quello che tanti, qui a Milano, in Lombardia, in tutto il mondo, hanno dovuto vivere e subire in questi ultimi mesi e settimane, sdraiati su una barella, in un letto, a casa, al reparto Covid, in terapia intensiva, nelle RSA, nei corridoi del Pronto Soccorso,…ha solo evidenziato quanto sia fragile la nostra vita e quanto dipenda dal fatto che ci sia qualcuno che si prende cura di noi.
Questo vi servirà di segno! Dio si fa uomo, Dio diviene uno di noi, e non un uomo forte e potente, ma un bambino avvolto in fasce che ha bisogno di essere accolto e curato.
Questo, che cosa vuol dire? Che Dio sceglie di condividere tutto con noi anche i momenti, le condizioni di maggiore fragilità. Che Dio è proprio là, dove noi siamo più vulnerabili e fragili e ci sentiamo, a volte, anche abbandonati.
Il segno del Natale, oggi ci dice: Dio è qui, …nelle terapie intensive, nei reparti, nelle case dei malati e sofferenti… Dio vuole che noi sperimentiamo la sua presenza, la sua vicinanza,proprio qui, per non sentirci soli anche quando siamo isolati.
Il presepe ci presenta il bambino, ma anche altre figure: Maria, Giuseppe, i pastori, e più tardi anche i tre magi. Il bambino avvolto in fasce, nella sua fragilità e dipendenza, ha bisogno ed è circondato da persone che lo amano, ma anche i pastori sono lì a vegliarlo, anche i magi si inginocchiano davanti a lui portando doni…persone di diversa provenienza e estrazione, di buona volontà…la rete di affetto, di cura, di solidarietà che ha attraversato e attraversa i giorni del nostro confinamento. L’umanità, sì, è fragile e vulnerabile, ma non è abbandonata a sè stessa. Dio è qui, insieme a noi, credenti e non credenti, confidenti e dubbiosi… E tutti insieme possiamo condividere il dono della solidarietà che alimenta la speranza. Quando è Natale? Il giorno in cui comprendiamo e accettiamo che solo la vita, nella sua vulnerabilità e fragilità, diventa veramente umana, quando nella fragilità condivisa, sperimentiamola solidarietà e il prenderci cura gli uni delle altre. Il giorno in cui accogliamo Dio come un bambino appena nato nelle nostre braccia e nel nostro cuore.
Buon Natale!