Una lunga tradizione di attenzione al tema della formazione liturgico - musicale
La nostra diocesi ha una lunga tradizione di attenzione al tema della formazione liturgico – musicale: ne sono testimonianza il lungo lavoro di mons. Giancarlo Boretti e dei suoi successori alla guida del Servizio di Pastorale liturgica, le numerose pubblicazioni per organo e per coro, i seminari e i convegni proposti annualmente, senza dimenticare il lavoro delle associazioni, dei movimenti e dei gruppi, la cura del canto e della musica in tanti monasteri, così come il lavoro in seminario coi futuri presbiteri.
Negli ultimi anni la voce dei pastori, il nostro vescovo Mario in particolare e papa Francesco, si sono fatti insistenti nel sottolineare l’importanza della formazione perché la messa in atto del rito non tradisca il progetto del libro liturgico e, allo stesso tempo, non prescinda dalla comunità particolare in cui esso viene attuato.
”Un modo per custodire e per crescere nella comprensione vitale dei simboli della Liturgia è certamente quello di curare l’arte del celebrare.
L’ars celebrandi non può essere ridotta alla sola osservanza di un apparato rubricale e non può nemmeno essere pensata come una fantasiosa – a volte selvaggia – creatività senza regole. Il rito è per se stesso norma e la norma non è mai fine a se stessa, ma sempre a servizio della realtà più alta che vuole custodire. (…) risulta evidente che l’arte del celebrare non si può improvvisare. Come ogni arte richiede applicazione assidua”.
(Papa Francesco, Desiderio desideravi, nn. 48,50)
“Sono convinto che possiamo e dobbiamo avere maggiore cura dell’animazione delle celebrazioni, perché la preghiera sia più intensa, partecipata, corale. (…) La proposta di formare animatori del canto dell’assemblea che la diocesi ha avviato con i corsi Te Laudamus offre un’occasione da non perdere per acquisire qualche competenza e favorire uno stile comune nelle diverse comunità della diocesi.
(mons. Mario Delpini: Cantate, Cantate al Signore!, pp. 7, 9).
“Invito perciò a creare e incoraggiare gruppi di animazione liturgica e musicale delle celebrazioni che siano disponibili a percorsi di formazione e a curare le attenzioni necessarie perché si celebri bene e in modo fruttuoso”. (mons. Mario Delpini: Kyrie, Alleluia, Amen, II, 3).
“La comunità deve imparare ed esercitarsi nell’ars celebrandi, tutti sono chiamati a vivere una actuosa partecipatio. Queste parole misteriose invitano a umili, costanti percorsi di apprendistato e di disponibilità alla potenza dello Spirito, sono principio di inesauribile stupore, gratitudine e intimo desiderio di conversione. (mons. Mario Delpini: Kyrie, Alleluia, Amen, III, 1).
“Il corso Te Laudamus, per animatori musicali della liturgia è nato da un desiderio che però nasce da una preoccupazione.
Sono un po’ preoccupato del livello medio dell’animazione musicale delle parrocchie che visito: per quanto io non sia né uno strumentista né un direttore di coro, mi pare proprio che sia difficile dire che, normalmente, si prega cantando. Si fatica ad avere un buon numero di coristi, c’è poca cura per la scelta del repertorio del canto, della sua esecuzione e del suo rapporto armonico con la celebrazione.
Per celebrare bene, per dire che veramente la celebrazione eucaristica è il cuore della comunità ed è il luogo dove la comunità si trova, fa festa, si riconosce, si fa coraggio, bisogna curare il canto, bisogna che la gente canti, non solo il coro, non solo l’organista – e già queste sono cose talvolta un po’ rare, – ma proprio che la gente canti, che ci sia una animazione musicale.
Questa è la cosa che più mi preme: si preparino delle persone che nelle loro comunità promuovano un livello, non solo tecnico importante, ma proprio di preghiera attraverso il canto”. (mons. Mario Delpini: Discorso ai partecipanti al corso Te Laudamus – anno 2021/22).