Senza i fedeli la Gerusalemme cristiana non esisterebbe più. Per questo vanno aiutati a rimanere. La diocesi ambrosiana ha donato 141.841,14 euro
«Chi ha carico di casa non può dormire quando vuole». Così, Giovani Verga, sunteggia un poliedro di preoccupazioni. Dove ‘carico‘ non si riferisce solo al debito pecuniario, ma anche al cruccio per una ricerca o per un abbandono.
Lo sanno bene i cristiani di una regione – per usare la geografia interessata dalla Colletta del Venerdì santo – che comprende Gerusalemme, Palestina, Israele, Giordania, Cipro, Siria, Libano, Egitto, Etiopia, Eritrea, Turchia e Iran.
La dimora è così importante, che nella bibbia il termine ricorre ben 1653 volte.
«Queste case accanto ai Luoghi Santi e la comunità che ci vive – spiega, per esempio, Fr. Sergey Loktionov (Direttore dell’Ufficio Tecnico della Custodia) – rappresentano il cuore pulsante della ormai piccola comunità cristiana cattolica di Gerusalemme. Senza di loro la Gerusalemme cristiana non esisterebbe più. Per questo vanno aiutati a rimanere».
Tanti sono i motivi per cui è difficile trovar casa da quelle parti. Alcuni sono intuibili, altri meno. Sta di fatto che la Chiesa locale – presente anche attraverso la Custodia da 800 anni – ha riservato un capitolo specifico per queste uscite. Nel bilancio cui confluisce la Colletta di Terra santa si legge: “ristrutturazione delle abitazioni; appartamenti per bisognosi e giovani coppie”. Gli interventi vanno dal semplice restauro all’acquisto, per poi affittare a prezzi calmierati. Le maestranze sono composte da personale locale senza impiego, che in questo modo trova lavoro.
Ovviamente, le realtà raggiunte dalla cura pastorale non si fermano a tale aspetto. Oltre alle voci di spesa ordinaria, ci sono le urgenze dei tempi. In particolare, in Giordania, Libano e Siria. Molte risorse, ad esempio, sono riservate al sostegno di singole famiglie di profughi, o a campi interi, o alle attività dei centri di emergenza.
Energie immesse in un contesto multireligioso, politico, sociale e culturale. Come ricorda il card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, riproponendo la questua – di comando apostolico – del Venerdì santo: «La comunità cattolica di Terra Santa è formata dalla diocesi patriarcale di Gerusalemme, dalla Custodia francescana e dalle altre Circoscrizioni, come quelle orientali (greco-melchita, copta, maronita, sira, caldea, armena) con le famiglie religiose e gli organismi di ogni genere. Nonostante le sfide e insicurezze, le parrocchie proseguono il loro servizio pastorale con attenzione preferenziale per i poveri; le scuole, luoghi di incontro tra cristiani e musulmani, preparano insieme – lo speriamo contro ogni speranza – un futuro di rispetto e di collaborazione; gli ospedali e gli ambulatori, gli ospizi e i centri di ritrovo continuano ad accogliere sofferenti e bisognosi, profughi e rifugiati, persone di ogni età e religione colpite dall’orrore della guerra» .
Un ricordo particolare – conclude il porporato – «va alla piccola comunità cristiana del Medio Oriente che continua a sostenere la fede tra gli sfollati in Iraq e Siria, o tra i rifugiati in Giordania. I volti di queste persone ci interrogano sul senso di essere cristiani, le loro vite provate ci ispirano».
Nel 2017 sono stati raccolti, nel Venerdì santo, quasi 6 milioni di euro. Soldi che coprono solo in parte le uscite generali della Chiesa mediorientale. I fedeli della diocesi di Milano hanno offerto, lo scorso anno, 141.841,14 euro.
Sono in parziale ripresa, infine, i pellegrinaggi. Magnifica esperienza di fede per chi li compie, ma pure strumento fondamentale per sostenere la presenza cristiana in Terra Santa. Grazie ai pellegrini i cristiani locali hanno lavoro e possibilità di vita dignitosa.