Redazione
Ed. Ares, 2010 – pp. 280 Euro 20,00
Esistono vari testi su san Camillo de Lellis e sui Chierici Regolari Ministri degli Infermi, ma questo libro segue un percorso in parte alternativo e più aggiornato. È infatti assai ricco di riferimenti e di notizie storico-scientifiche, bio-bibliografiche, artistiche ecc., collocate all’interno di un vasto panorama sulla storia della caritas, dell’assistenza religiosa in rapporto alle mutate condizioni di certe patologie dall’antichità a oggi.
Per secoli lebbra, peste, vaiolo e tubercolosi (per citare soltanto alcune delle malattie più conosciute), hanno provocato sgomento e panico modificando a più riprese la percezione del rapporto salute-malattia e il modo di vivere degli uomini e delle comunità esposte ai rischi del contagio.
Nel tempo e nello spazio, pur tra mille vicissitudini, i Camilliani, con generosità, competenza e spirito di sacrificio hanno sempre fornito un contributo indispensabile alla lotta contro questo tipo di patologie, poiché per essi il malato -incarnando la figura di Cristo umile e sofferente- rappresenta un intero universo, anzi, è il prossimo da amare, da confortare e da accudire con tutta la dedizione possibile, senza alcuna riserva.
Ecco quindi i crociferi di san Camillo che spinti dal loro quarto voto di assistenza, affrontavano il rischio del contagio e mettevano in pericolo la loro vita. E’ commovente leggere che ben 25 degli oltre 50 religiosi camilliani impegnati ad assistere i malati, nella celebre peste di manzoniana memoria, morirono onorando fino in fondo il loro quarto voto. Molti di essi poi sono ricordati con nome, cognome e le rispettive eroiche storie di religiosi che pur non avendo raggiunto l’onore dell’altare non possono che essere considerati degli autentici “martiri” della carità, veri “samaritani”.
Questo saggio desidera essere non un’ennesima agiografia, bensì una rivisitazione storica e accurata intorno all’opera grandiosa di San Camillo e dei suoi Religiosi, al loro ruolo centrale nella città di Milano e nella diocesi ambrosiana.