Giovanni Paolo II fa intuire come l’amore fra uomo e donna sia imago Dei:
L’uomo e la donna nel matrimonio si uniscono tra loro così saldamente da divenire – secondo le parole del Libro della Genesi – «una sola carne » (Gen 2,24). Maschio e femmina per costituzione fisica, i due soggetti umani, pur somaticamente differenti, partecipano in modo uguale alla capacità di vivere «nella verità e nell’amore ». Questa capacità, caratteristica dell’essere umano in quanto persona, ha una dimensione spirituale e corporea insieme. È anche attraverso il corpo che l’uomo e la donna sono predisposti a formare una « comunione di persone » nel matrimonio. Quando, in virtù del patto coniugale, essi si uniscono così da diventare « una sola carne », la loro unione si deve attuare « nella verità e nell’amore » mettendo in luce in tal modo la maturità propria delle persone create ad immagine e somiglianza di Dio. Lettera alle famiglie Gratissimam sane,1994, n.8
La comunione sponsale si fonda sull’essere una sola carne. È un mistero ineffabile a cui solo l’uomo e la donna che si amano possono accedere, in una forma di mutuo piacere e godimento che è parte stessa del loro amore.
Il sesso perde completamente il potenziale di apertura all’altro e di comunicazione dell’amore nel momento in cui viene ricercato come forma egoistica e individuale di godimento. In questo caso non c’è comunicazione, non c’è dialogo dei corpi in quanto non c’è amore, che è apertura al mistero dell’altro. Contemplando gli affreschi della Cappella Sistina, Giovanni Paolo II disse:
Nell’ambito della luce che proviene da Dio anche il corpo umano conserva splendore e dignità. Se lo si stacca da tale dimensione, diventa in certo modo un oggetto che molto facilmente viene svilito, poiché soltanto dinanzi agli occhi di Dio il corpo umano può rimanere nudo e scoperto e conservare intatto il suo splendore e la sua bellezza. (Omelia, 8 aprile 1994)
Ribadiscono i recenti Orientamenti Pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia:
La dimensione della sessualità va quindi inserita nel più ampio contesto della comunicazione tra due persone responsabili di se stesse e del valore sociale e morale della loro azioni. La relazione sessuale cresce insieme ai linguaggi della corporeità e s’impoverisce quando questi diventano avari, rarefatti, bloccati, funzionali. Al contrario, e in particolare nell’odierno clima di banalizzazione della sessualità, è più che mai necessario comprendere la bellezza di una relazione sponsale vissuta nell’unità delle sue varie dimensioni, non come momento isolato, ma vertice e sintesi della vita della coppia. (Orientamenti…, n.30)