Due Giorni della Formazione Iniziale
Da Ambrogio all’Immacolata: questo il titolo che racchiude l’esperienza formativa della due giorni residenziale che noi sorelle in cammino nell’Ordo Virginum, insieme a don Dario e all’équipe della formazione iniziale, abbiamo vissuto tra il Centro Nocetum e l’Abbazia di Viboldone. Due luoghi all’interno della nostra Diocesi che hanno consentito un’immersione intensa e significativa in alcune dimensioni costitutive della verginità consacrata.
In particolare la testimonianza di Gloria a Nocetum, che ha dato avvio all’esperienza di condivisione, è stata spunto per riflettere sulle nostre esperienze personali, ha messo in luce la bellezza e l’importanza di una presenza attenta ai bisogni del territorio. Nel dimorare in Dio ci si ritrova a essere dimora accogliente per chi bussa alla nostra porta. L’abbandono fiducioso allo Spirito, che rigenera e ripara le ferite più profonde, diviene cura per sé, per i propri simili, per il creato, in una visione olistica della realtà.
Insieme siamo chiamate a camminare verso il mondo, con immaginazione e coraggio, ascoltando il grido della terra e dei poveri per essere seme di speranza, con la consapevolezza che le nostre comunità sono le sorelle dell’Ordo Virginum e i luoghi in cui viviamo.
L’ascolto e la narrazione dei propri vissuti hanno caratterizzato i due distesi tempi di confronto nei gruppi. Un primo momento, nel pomeriggio del sabato, è stato dedicato ai pensieri scaturiti in ciascuna dal Discorso alla Città dell’Arcivescovo, in dialogo con la ricchezza delle sollecitazioni offerte da Gloria. Nelle giornate frenetiche che capita di vivere è stato significativo riflettere sulla stanchezza della gente, della terra, della città. Una stanchezza che talvolta indurisce il nostro cuore e offusca la speranza. Il riposo – ma così può anche essere letto questo anno di Giubileo – diventa spazio fecondo in cui riconoscere la nostra fragilità per permettere a Dio di guarire le nostre ferite. Risanate, riusciamo a rivolgere uno sguardo di vita nuova su noi stesse, sulle persone e sul creato, percorrendo le strade del mondo come pellegrine di speranza e operatrici di pace.
Dopo la notte presso l’abbazia di Viboldone abbiamo cantato le lodi mattutine con le monache benedettine, godendo anche delle bellezze dell’arte in cui si era immerse. Di nuovo a Nocetum si è aperto un secondo spazio di confronto, partendo dalle letture che ha offerto la liturgia nella solennità dell’Immacolata, siamo state condotte a ripercorrere le origini della nostra vocazione. Con il desiderio di essere semi di speranza per il mondo e terra di riposo per chi ci incontra, siamo state invitate a sostare sulla nostra chiamata, in un viaggio a ritroso: dalla chiamata all’Ordo Virginum alla chiamata alla fede, alla nascita, nel concepimento e… prima della creazione del mondo. Nella certezza che il bene ha radici più profonde del male e del peccato che segnano ogni esistenza, ci siamo riscoperte radicate nel respiro di Dio. Un momento di condivisione molto sentito e profondo in cui ognuna ha avuto modo di fare memoria e ringraziare.
Se l’Eucaristia nel primo giorno è stata la fons, cioè il punto di partenza, nella seconda giornata è stata il culmen, cioè il punto di arrivo. La due giorni è terminata domenica pomeriggio con la celebrazione della S. Messa dell’Immacolata Concezione, dove la preghiera dei fedeli è coincisa con l’offerta dei doni. I doni offerti all’altare sono state le preghiere spontanee scaturite dall’esperienza delle giornate trascorse.
La familiarità è stata la nota che ha contraddistinto la due giorni fatta anche di piacevoli e libere conversazioni, con un sorriso, un brivido di freddo e qualche coccola per Ortensia, la cagnolina di Nocetum. La bravura e la cura di tutti coloro che si sono adoperati per l’accoglienza e per un ottimo servizio di ristorazione, la gestione degli imprevisti, la compagnia del pavone Pino, dell’asinello Rocco e di altri simpatici animali ci hanno ricordato che l’armonia tra noi e con il creato è ancora possibile e che, radicate nello Spirito, possiamo essere donne di riposo ospitale lì dove siamo.