Al Centro Pastorale Ambrosiano di Seveso si sono svolte le giornate di formazione dell’Ordo Virginum di Milano
Il tema della cura, nei suoi molteplici risvolti, è stato l’oggetto delle giornate di formazione che l’Ordo Virginum milanese ha vissuto dall’1 al 4 agosto presso il Centro Pastorale Ambrosiano di Seveso. Un tempo fecondo di ascolto e di condivisione, di conversazione nello Spirito e di preghiera, che è stato caratterizzato, oltre che da piacevoli e informali momenti di convivialità, dalla narrazione di sé, dalla testimonianza e dal racconto della propria esperienza. Si è trattato di giorni preziosi con la gradita presenza di tre illustri relatori, i quali hanno proposto arricchenti e densi contributi, suscitando domande e stimolando la riflessione.
Cosa significa per una donna che vive una speciale forma di consacrazione nella Chiesa prendersi cura di sé in relazione con gli altri? A offrire una prima sollecitazione in questo senso è stata Paola Pellicanò, medico, ricercatrice presso il Policlinico Gemelli di Roma, e consacrata nell’Ordo Virginum. Attingendo dalla Scrittura e dal magistero ecclesiale, la dottoressa Pellicanò ha saputo coniugare, con vivacità e precisione, la prospettiva antropologica e biologica con la dimensione trascendente, costitutiva dell’umano. Il linguaggio del corpo, quale segno, sacramento della persona, fin dall’inizio soggetto e oggetto della cura di Dio, è stato esplorato nella specifica creaturalità, in un interessante e originale confronto con la preghiera di consacrazione. Il rito, attraverso il quale una donna sceglie liberamente di donarsi per sempre al Signore nella Chiesa nel mondo, è stato riletto alla luce della vita, e la vita alla luce del rito, in quell’unità che è la persona, a immagine e somiglianza del Creatore.
Le pagine bibliche sono state al centro dell’intervento di fr. Sabino Chialà, priore della Comunità monastica di Bose. I tratti della cura sono emersi dal sapiente accostamento alla figura di Maria, sorella e madre. L’essere stati ricondotti alle fonti evangeliche, secondo la suggestiva indicazione di Santa Teresa di Lisieux, ha consentito di cogliere molte sottolineature utili alla vita spirituale, che è vita animata dallo Spirito, mai a-corporea. Ancora una volta il richiamo all’unità della persona, nelle sue componenti, ha costituito lo sfondo nel quale collocare la meditazione della Parola. Una Parola che Maria ha ascoltato e a cui ha obbedito; una Parola generativa; una Parola che non è senza memoria e preghiera, non è senza pensiero e discernimento, solitudine e comunione.
Quest’ultimo binomio è anche tra i variegati nuclei tematici illustrati da suor Nicla Spezzati, membro della Presidenza del Comitato Nazionale del Cammino sinodale. Il suo sguardo attento alla Chiesa universale ha permesso di delinearne alcune dinamiche in atto. Nelle fatiche che l’umanità tutta sta attraversando, aver cura della propria interiorità è una prima pista che siamo invitati a percorrere, assumendo la postura della vigilanza e della prossimità agli esclusi, risignificando i tempi e i luoghi che abitiamo. Pellegrini di speranza, ci incamminiamo dunque verso il Giubileo, nella compagnia delle donne e degli uomini del nostro tempo, chiamati a essere riflesso e memoria vivente del Risorto, viandante con noi sulle nostre strade.