Secondo incontro di formazione e ascolto sinodale
Rabbi Ezechiele possedeva da sempre un tesoro, ma non lo sapeva! Così ognuno di noi possiede in sé un tesoro che, se realmente scoperto, diviene ricchezza condivisa con e per gli altri.
Don Paolo Alliata ha dettato, attraverso citazioni letterarie, un imperativo categorico: cerca il tuo sogno, il tuo tesoro, per fare della tua vita un fiore che nessuna crisi potrà soffocare!
La primavera torna anche dopo il più cupo degli inverni! Torna sempre!
Non si può spegnere il profumo di una vita donata, di una vita che scopre il tesoro di Cristo, la peculiarità del suo esserci. Trova la diversità nel suo fiorire, ma con la ricchezza e l’impronta dell’unico Artefice.
“Ho scoperto che per l’umanità buttare l’oro nei canali di scolo e diamanti nel mare non è qualcosa di saltuario, bensì un’attività in cui è eternamente impegnata” (Chesterton, “L’imputato”).
Eppure siamo chiamati ad esclamare con il Creatore: “Che bello!” (Gen, 1, 31). A vedere la Bellezza!
Siamo chiamati a rischiare – non c’è ricerca senza rischio – e a metterci in gioco, superando la paura di cadere. Siamo nati per affidarci!
Soprattutto nei momenti più duri dell’esistenza, scopriamo che il successo di una vita è dato dall’abbandono, dal tenere lo sguardo fisso su Gesù: come per Pietro, così per noi, che camminiamo sulle acque tempestose della precarietà e della paura che ci mette in crisi. Discepoli di un Maestro che ha conosciuto il fallimento: la condanna in croce. Figli di una Chiesa che è nata da un fallimento. Pensiamo al tradimento di Pietro… Eppure il Risorto lo chiama, lo invita a mettersi di nuovo in gioco con quel “Mi ami tu?”, pronunciato con sguardo amorevole; per cui viene spontanea la risposta: “Ti offro tutto, anche se non ho niente!”.
È necessario allora prenderci sul serio: cercare i nostri sogni più profondi, che ci rendono audaci. Non trascuriamo le occasioni, in apparenza insignificanti, eppure determinanti.
Rabbi Ezechiele aveva un tesoro sotto la stufa, a cui non aveva mai badato. Vale il moto di Etty Hillesum: “Talvolta Dio è sepolto”. Bisogna dissotterrarlo nella nostra vita!
Il pomeriggio è proseguito nell’“incantesimo” dell’atmosfera lasciataci da don Paolo, secondo quello spirito di profezia che siamo chiamati a vivere – e prima ancora ad essere – in quanto custodi del tesoro di Dio.
In gruppi liberi, attraverso il metodo utilizzato nei Gruppi Barnaba, ci si è interrogati soprattutto sulle domande fondamentali poste dal Sinodo, in questo momento così grave e particolarmente importante del cammino della Chiesa. La questione di fondo è stata così formulata: “Come viviamo la sinodalità nel nostro Ordo?”. E ha suscitato risposte articolate e franche, legate da un comune denominatore: l’imprescindibile valore attribuito alla comunione che nasce dall’esperienza di sororità propria dell’essere Ordo.
Un confronto che ha aperto una riflessione più ampia, che varrà la pena di portare avanti nei gruppi di Zona.