Anno 2019-2020
Arcivescovo di Milano
La fraternità non è, propriamente, un argomento da discutere, ma una grazia da accogliere: si tratta infatti del dono di essere generati dallo stesso Padre, vivi per il dono del medesimo Spirito, in analogia con la fraternità secondo la carne e il sangue.
L’atteggiamento spirituale più coerente è quindi la riconoscenza.
La fraternità non è una pretesa, quasi il far presente un diritto che autorizza a chiedere agli altri di comportarsi da fratelli, ma una responsabilità da esercitare, una sollecitudine doverosa che si esprime nel prendersi cura dei fratelli e delle sorelle, con una speciale attenzione per chi è più fragile, più in difficoltà, più isolato.
L’atteggiamento spirituale più sensato è quindi la vigilanza benevola e premurosa.
La fraternità non è un sacrificio da sopportare, è piuttosto una solidarietà da sperimentare, con la naturalezza di chiedere e di dare, di parlare e di ascoltare, con la scioltezza della spontaneità e con l’attenzione alla sensibilità altrui. I rapporti ordinari, costruiti da una familiarità quotidiana, non sono sempre esaltanti, sono segnati da momenti intensi e da banalità, eppure sono rassicuranti: si sa che c’è qualcuno su cui si può contare.
L’atteggiamento spirituale più costruttivo è il senso di appartenenza.
La fraternità non comporta, di per sé, la facilità della collaborazione, la condivisione delle idee, la simpatia obbligatoria. Eppure è molto più quello che unisce di quello che divide, è molto più il patrimonio comune che l’interesse personale. Solo la miopia impedisce di vedere quanto si è complementari.
L’atteggiamento spirituale più lungimirante è la stima.
La fraternità non è di per sé facoltativa. È, piuttosto, una condizione che può essere subita come un vincolo, ma che è in verità una occasione propizia per sperimentare la pratica di tutto quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode (Fil 4,8).
L’atteggiamento spirituale più propizio è la docilità che trasforma la situazione in occasione.
In conclusione ringrazio il Vicariato per la Formazione Permanente del clero per il sussidio che vuole incoraggiare a percorrere insieme sentieri di vita fraterna, caratterizzando con questa sottolineatura la proposta per l’anno pastorale 2019/2020.
Gli auspici espressi da molti nella sessione del Consiglio Presbiterale Diocesano sulla vita affettiva del presbitero e in genere i desideri e i propositi per una riforma del clero che non sia una nuova disciplina, ma una più intensa fraternità e una più abituale pratica sinodale possono trovare negli esercizi e nelle riflessioni proposte una virtuosa attuazione.
Questo auguro con tutto il cuore a tutti i presbiteri e i diaconi nella nostra Chiesa.