Negli ultimi due anni sono giunti 30 mila euro, provenienti dall'8x1000. A Vimodrone, in ristrutturazione un alloggio per le emergenze abitative
Incaricato diocesano Sovvenire
Ci sono battute di spirito che sembrano eccessive. Ma fanno ridere proprio perché disegnano una iperbole. Ficcante, ad esempio, quella del comico italiano Boris Makaresko: «Ho l’angolo cottura, l’angolo soggiorno e l’angolo riposo. Tutti nello stesso angolo».
E poi c’è la realtà. Talvolta più smisurata della immaginazione. Per dirne una: molti, hanno proprio nulla. Neppure un cantone da soppalcare.
Lo sanno bene i “Comuni ad alta tensione abitativa”. Sono una ottantina in Lombardia. Tra loro, Vimodrone e Cologno Monzese. Le cittadine dell’hinterland milanese sono fisse nell’elenco.
Qualunque cosa significhi la definizione di legge, si intuisce che essa abbia a che fare con il rapporto tra numero degli sfratti e numero delle locazioni, alta densità abitativa, ecc…
Il decanato di Cologno Monzese, allora, ha deciso di far cadere anche la propria goccia d’acqua su questo terreno riarso. In un territorio che vede gli sfratti – in maggioranza a causa di morosità incolpevole, dovuta alla perdita del reddito e all’insostenibilità dell’affitto – raggiungere numeri a tre cifre.
Forte di un contributo elargito dall’8×1000, inizierà alcuni lavori – presso la parrocchia di S. Remigio, in Vimodrone – per ospitare persone che soffrono di questa specifica ferita. Il precedente Vicario di Zona, mons. Piero Cresseri, aveva sostenuto la progettazione. L’attuale Vicario, don Antonio Novazzi, ha appoggiato la realizzazione. Negli ultimi due anni sono così giunti, al decanato, 30 mila euro dall’8×1000.
Don Alessandro Magni, responsabile della Caritas decanale, racconta l’intuizione: «Nel nostro territorio ci sono tante famiglie sfrattate. In prima battuta abbiamo pensato di cercare appartamenti dove poter accogliere provvisoriamente queste persone. C’è già l’associazione “Creare Primavera”, che collabora con la Caritas. Ha luoghi per fare accoglienza. Ma ci sembrava utile offrire, anche come decanato, una forma di disponibilità. Questa prima pista, per ora, non ha portato lontano».
Il problema incontrato è trasversale a tutta la Città Metropolitana: a fronte di un crescente bisogno di case, il milanese spicca per il triste record di alloggi vuoti.
Lo conferma con schiettezza il nostro interlocutore, riferendosi alla edilizia privata: «abbiamo cercato di coinvolgere anche i parrocchiani. Abbiamo lanciato appelli e condiviso il desiderio. Abbiamo apertamente detto che si sarebbe potuto prevedere un affitto minimo, con garanzie di copertura da parte del decanato. Ma la paura dei proprietari – per la gestione di questi singolari inquilini – ha finora prevalso. E le case restano vuote».
Ecco allora il piano B. Nella parrocchia di S. Remigio è stato individuato un sito dal quale dovrebbero uscire almeno due zone abitative.
«Si tratta della vecchia casa delle suore non più utilizzata, continua don Alessandro. Era costituita da camerette singole. Ora ci si sta adoperando per creare una mappa da appartamento. I tempi della ristrutturazione non sono certi. Sogniamo di vederla finita per il Natale 2019. L’intervento non prevede di scardinare l’impianto originario, ma solo di adattarlo».
Qui troveranno sistemazione, prima di tutto, le famiglie con minori. Per i singoli, infatti, è più facile individuare soluzioni alternative. L’accoglienza avrà una durata temporanea, dai sei ai dodici mesi al massimo. Saranno le Caritas parrocchiali a fare da filtro, segnalando i casi di maggiore urgenza.
«Siamo in contatto con la Fondazione San Carlo, conclude il responsabile Caritas, e chiederemo collaborazione pure alla Cooperativa Farsi Prossimo. Questo tipo di ospitalità va gestito con un approccio non improvvisato. Tuttavia – seppur prevedendo tempi lunghi – non accantoniamo la prima ipotesi, la ricerca di appartamenti sul territorio utili allo scopo».
“Un Paese dai progetti realizzati”, recita il nuovo spot dell’8×1000. Eccone una prova.