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+ Mario Delpini

Con la pubblicazione della nuova edizione del Direttorio per il Diaconato nella diocesi di Milano l’Arcivescovo esercita la sua responsabilità di prendersi cura del bene della Chiesa diocesana. Le indicazioni e le normative pubblicate dicono infatti l’apprezzamento per il ministero diaconale che, dalla sua istituzione in diocesi, nel 1987, si è rivelato prezioso per la Chiesa ed è stato vissuto come una benedizione per gli uomini che vi hanno riconosciuto la loro vocazione.

Ne deriva una responsabilità di tutta la Chiesa ambrosiana, perché il dono di Dio non sia sciupato o sottovalutato. Questa pubblicazione è anche uno strumento offerto a tutte le comunità della diocesi per conoscere il diaconato.

Il nuovo Direttorio è, soprattutto, un richiamo a tutti i ministri ordinati, specie per i preti e per i diaconi: devono avvertire il compito di incoraggiare risposte generose da parte di coloro che avvertono una chiamata a questo ministero e assicurare un accompagnamento illuminato per un avveduto discernimento.  

Per  quei fedeli che intuiscono in questa vocazione una possibilità buona per la loro vita cristiana questo testo è una proposta per verificare con rigore la loro intuizione.

L’apprezzamento del diaconato motiva l’investimento nella formazione dei candidati, perché siano ben preparati per il ministero. Nella complessità della vita della Chiesa e della società del nostro tempo non possono bastare infatti la volonterosa generosità e la disponibilità operativa. Si tratta piuttosto di individuare con lucidità i tratti fondamentali della comunità da costruire, i quattro pilastri, come ama insistere l’Arcivescovo card Scola, e di attrezzarsi di quelle competenze che consentono una collaborazione alla missione del Vescovo all’altezza delle aspettative.

La comunità cristiana e in particolare in essa i ministri ordinati sono impegnati a fare spazio al servizio che i diaconi possono rendere, evitando le inerzie e i pregiudizi che la sua relativa novità può insinuare, quando la vita delle comunità invece di essere un ardore per la missione può ridursi a un ripetitivo accomodamento senza prospettive.

Il bene del diaconato

Il bene che il diaconato rappresenta per la Chiesa si manifesta in diversi ambiti.

Infatti il diaconato come grado del sacramento dell’ordine contribuisce in primo luogo a definire in modo compiuto il clero e la sua dinamica interna. Si prende sempre più coscienza che i ministri ordinati non sono singole persone alle quali è affidato un compito da esercitare in proprio, ma sono costituiti dalla comunione che li unisce per potenza di Spirito Santo e sono chiamati a un servizio che edifica la Chiesa solo se esercitato in una forma comunionale. I tre gradi – episcopato, presbiterato e diaconato – si definiscono nella loro reciproca relazione, non solo a livello di riflessione, ma nella pratica di una fraternità, a servizio del cammino di fede delle persone e dell’edificazione del segno della Chiesa per la missione che il Signore ha affidato ai suoi discepoli.

Inoltre l’ordinazione diaconale di uomini adulti, che hanno dato buona prova di sé nella vita familiare o nella scelta celibataria, nell’attività professionale, nella testimonianza ecclesiale, introduce nel ministero ordinato una particolare responsabilità per costruire una relazione specifica tra il celebrare e il vivere la vita quotidiana della gente. In quel campo che è il mondo i discepoli del Signore, quale che sia lo stato di vita e la vocazione personale, hanno la missione di essere sale della terra e luce del mondo. I ministri ordinati hanno una particolare responsabilità nel portare all’altare della celebrazione eucaristica e all’interno della preghiera liturgica il vissuto ordinario perché sia trasfigurato in culto spirituale gradito a Dio e insieme nel portare nel vissuto ordinario l’evangelo che dice la benedizione di Dio a partire dai segni sacramentali e dalla Parola di Dio.

E,  ancora, il diaconato si compie per una vocazione che la Chiesa riconosce come modo compiuto di servire, sull’esempio e con lo stile del Signore Gesù. “Modo compiuto” significa che si constata che alcuni uomini avvertono come compimento del loro amore per il Signore e per la Chiesa il servizio diaconale: c’è un certo modo di essere sposati o di scegliere il celibato, di esercitare la propria professione, di essere disponibili per il servizio della comunità cristiana che si percepisce come orientato a quella forma specifica di consacrazione che è il ministero ordinato nella forma diaconale. Il diaconato si manifesta quindi come un bene, una grazia, per l’uomo che viene ordinato diacono.

L’incompiutezza del diaconato

Un “nuovo direttorio” dice anche di un cammino da precisare, di rischi da evitare, di problematiche da affrontare. A quasi trent’anni dalla sua istituzione nella diocesi di Milano si deve riconoscere che dagli inizi pioneristici si sono compiuti passi importanti, in particolare per quanto riguarda i criteri di discernimento per l’ammissione al diaconato, i percorsi di formazione in ambito teologico-pastorale e spirituale. Il Direttorio rappresenta da un lato la recezione a livello normativo di quanto l’esperienza ha insegnato e la prassi ha progressivamente precisato, d’altro lato l’auspicio che le indicazioni offerte, il costante impegno dei responsabili, la vita stessa dei diaconi ordinati contribuisca alle chiarificazioni desiderabili.

Le tematiche della destinazione dei diaconi, del loro ministero nelle comunità, della relazione con il Vescovi e i presbiteri, del volto di Chiesa che anche i diaconi contribuiscono a configurare con il loro contributo specifico devono essere ancora recepite dalla comunità diocesana con matura convinzione. Il percorso, sotto la guida dello Spirito, è frutto di una virtuosa circolarità tra i tratti personali dei candidati, le attese e le necessità delle comunità, il rigore dei percorsi formativi, la precisazione delle destinazioni per il ministero.

La condivisione delle esperienza tra le diocesi lombarde, l’avvio di un confronto più preciso, continuativo e orientativo tra le diocesi italiane saranno contributi preziosi per affrontare le questioni aperte, operare un discernimento sapiente e continuare a rendere grazie per i doni che il Signore fa alla sua Chiesa.