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Giornata di lancio per la formazione permanente di accompagnatori pastorali inclusivi

Come lievito nella pasta2

Speravamo in una giornata di sole, abbiamo avuto una giornata di luce. Il 12 novembre scorso, all’incontro di lancio della formazione permanente per accompagnatori pastorali delle persone con disabilità, mentre il cielo ostinato non rinunciava all’addobbo delle nuvole, la luce raggiungeva comunque tutti i partecipanti, portata innanzitutto dall’accoglienza calda degli organizzatori, cioè dei membri della Consulta diocesana Comunità cristiana e disabilità. All’inizio però si mostrava solo a sprazzi, in bagliori promettenti più che reali, veicolata da nomi leggeri come Chiara, Giorgia, Jessica, Stefano, Annalisa, Cinzia, Silvia, Matteo, Paola, Claudio, Miriam…

Dopo la preghiera iniziale, che ha da subito orientato la giornata verso la Sorgente luminosa della sua vera motivazione, il presidente don Mauro Santoro ha salutato i presenti e li ha portati nel cuore della proposta, attraverso la sottolineatura di tre imprescindibili parole chiave: formazione, permanente, accompagnatori. “Non vi stiamo chiedendo” ha detto “di frequentare una scuola che vi darà un attestato, rendendovi referenti di qualche progetto, vi stiamo proponendo invece d’immergervi in un’avventura destinata a innescare una crescita formativa che v’insegnerà ad accompagnare gli operatori pastorali che hanno a che fare con la disabilità, con lo stile del lievito nella pasta, dal titolo del nostro incontro”.

Subito dopo la parola è stata data al biblista laico Luca Moscatelli… ma sarebbe meglio dire che la parola è stata data al Verbo, attraverso la mediazione illuminata di Moscatelli, che ha accostato il lievito al sale e alla luce, risolvendone l’ambiguità biblica. “Si tratta di tre realtà” ha detto “che si disperdono nelle cose che illuminano, nei cibi che insaporiscono, nella pasta che fanno lievitare. Non si affermano per sé stessi, sono immagini della gratuità… Il lievito, il sale, la luce di Dio” ha continuato “si attingono là dove c’è chi per gratitudine si affida alla bontà della vita, anche se non avrebbe nessuna ragione per farlo, dove c’è qualcuno che non si ferma mai e ovunque vada porta guarigione e liberazione dalle molte forme del male… E sono queste le realtà che disegnano il Regno di Dio, il luogo in cui non si lascia indietro nessuno, perché questa è la volontà del Padre. Noi siamo i testimoni di questo Regno che vediamo in atto nella speranza degli ultimi. Lo vediamo e lo raccontiamo alla nostra comunità e al mondo. Stare vicini alla disabilità ci abilita a questo”.

A questo punto ci si è resi conto di quanto la luce serpeggiasse fin negli angoli più nascosti del cuore, mentre la mente si apriva a un progetto forse diverso da come lo si era pensato, ma sicuramente più bello, più affascinante. Il coffee break ha permesso poi alle parole di fluire in libertà e a ciascuno di illuminare le proprie idee alla luce di ciò che pensavano gli improvvisati ma già cari compagni di viaggio.

Le risonanze di tutti sono poi confluite nei gruppi, dove nel confronto le idee hanno preso forma e si sono fatte lampade accese gli uni per gli altri. La plenaria che ne è seguita ha visto l’intreccio vivace di domande, richieste, interventi, contributi interessanti, i quali sono poi continuati durante il pranzo: ormai tutte le scintille erano accese, aspettavano solo di unirsi e incendiarsi.

Al fuoco ci ha pensato il laboratorio seguente, costruito attraverso la formazione di strani labirinti, nei quali i partecipanti si sono mossi in momenti ora intensi ora vivaci, mentre la comunicazione fluiva con impensata facilità e tutti si “sguardavano”, si conoscevano, si apprezzavano. Fiorivano così sorprese che generavano sorrisi, emozioni che sbocciavano in pensieri e riflessioni, meraviglie che evocavano ricordi e racconti, scoperte di esperienze comuni. Sono i miracoli della comunicazione profonda, quella vera, pensosa, nutrita di rispetto e di un’affidabilità che permette di mettere i propri sentimenti a dimorare nel nido affettivo e sicuro dell’altro. Banditi il riserbo e la vergogna.

Troppo bello per essere vero? Ma perché non venite a vedere? Perché non provate? Vi aspettiamo.

Mariarosa Tettamanti, membro della Consulta diocesana

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