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Dal 3 al 7 febbraio, un gruppo di 25 tra sacerdoti, religiosi e laici provenienti dalle diocesi di Milano, Piacenza, Trento, Novara, Brescia e Tortona ha vissuto un’intensa esperienza di pellegrinaggio in Terra Santa, la Chiesa Madre di Gerusalemme. Un viaggio nel cuore della fede, nell’Anno Giubilare 2025, che ci ha resi autenticamente “Pellegrini di Speranza”

di fratel Michele Trabacchino

Betlemme: accolti dai bambini

Il nostro pellegrinaggio è iniziato a Betlemme, con il commovente benvenuto dei bambini di “Effatà”, che ci hanno accolto con sorrisi e canti. È stato un primo incontro con una realtà  segnata da difficoltà  ma anche da una speranza viva, radicata nella fede. L’istituto “Effatà” è una scuola voluta San Paolo VI per aiutare i bambini sordomuti che vivono nei Territori palestinesi. Qui ricevono un’educazione speciale che li aiuta a comunicare meglio e a crescere con fiducia.

All’alba del giorno seguente, mentre la città era ancora avvolta nell’oscurità, siamo entrati nella Grotta della Natività per la Messa. La luce soffusa delle lampade a olio e il silenzio profondo ci hanno aiutato a entrare nel mistero dell’Incarnazione.

Il pellegrinaggio è proseguito con la visita alla Grotta del Latte e al Campo dei Pastori, dove Fra’ Salvador ci ha accolti con gioia, dopo 16 mesi senza pellegrini italiani. Nel pomeriggio, il tramonto dal Monte degli Ulivi ha reso ancora più suggestivo il nostro arrivo a Gerusalemme.

La serata si è conclusa con una cena speciale insieme a Fra’ Sandro e alle giovani famiglie di Betlemme. I loro racconti ci hanno toccato profondamente: vite segnate dalle difficoltà quotidiane imposte dal muro di separazione e dal conflitto, ma animate da una parola che ha risuonato nei loro cuori e nei nostri: speranza.


Gerusalemme: l’incontro con il Patriarca

A Gerusalemme abbiamo avuto la grazia di incontrare il Patriarca, il cardinale Pierbattista Pizzaballa. Le sue parole ci hanno colpiti:
“La speranza non è uno slogan, ma un modo di stare nella vita. Non può essere disgiunta dalla fede, che ne è il fondamento. Sperare qui, in Terra Santa, significa tenere aperta la strada per il futuro, accogliere l’altro così com’è e non come vorremmo che fosse”,

La sua testimonianza ci ha aiutati a comprendere che la speranza cristiana non è astratta, ma radicata nella concretezza della vita quotidiana e della fede vissuta.


Galilea: Maria, donna dell’ascolto

Il nostro cammino ci ha condotti verso la Galilea, con una sosta alla Basilica dell’Annunciazione di Nazareth. Entrare nella “Casa di Maria” e sostare in preghiera nel luogo dove la Vergine ha accolto l’annuncio dell’Angelo è stato un momento di profonda commozione.

Giunti sulle rive del Lago di Tiberiade, il paesaggio ci ha avvolti nel silenzio e nella pace. Qui, dove Gesù ha chiamato i suoi primi discepoli e ha insegnato alle folle, abbiamo meditato sulle parole del Vangelo e sulla nostra chiamata a essere testimoni di speranza.


Il Santo Sepolcro: Cristo è la nostra Speranza!

L’ultima alba del nostro pellegrinaggio ci ha visti correre al Santo Sepolcro per celebrare la Messa. Stretti nella Cappella dell’Angelo, davanti alla piccola porta del Sepolcro, abbiamo contemplato la realtà che fonda la nostra fede: la tomba è vuota, Cristo è risorto!

Con questo annuncio nel cuore, abbiamo incontrato il Custode di Terra Santa, Padre Francesco Patton, che ci ha affidato un messaggio chiaro:

“Tornate pellegrini in Terra Santa e annunciate che si può e si deve tornare!”.

Lasciare questa terra ha suscitato in noi una nostalgia profonda, segno che l’esperienza vissuta ha toccato le corde più intime della nostra anima. Il nostro pellegrinaggio non finisce qui: il ritorno in Italia segna l’inizio di una nuova missione, quella di essere testimoni di speranza nel nostro quotidiano.