Superstizioni nella diocesi di Milano in età borromaica
All’interno dell’«Incontro di Studi. Gesti, riti ed emozioni tra Medioevo e prima Età moderna» Fabrizio Pagani ha illustrato come nella «diocesi di Milano già durante il primo Concilio provinciale – celebrato nel 1565 – si fissa l’obiettivo di combattere alcuni reati che necessitavano di un’azione urgente: l’eresia, la blasfemia, l’inosservanza del precetto pasquale, il concubinaggio e l’adulterio, la danza e il gioco d’azzardo e legifera su malefici e superstizioni» giungendo alla conclusione che «dobbiamo quindi pensare che la pratica di esercitare incantesimi e sortilegi fosse assai diffusa nella diocesi di Milano e che, quindi, fosse forte anche la credenza della loro efficacia e la connessione con pratiche demoniache». Possiamo inoltre venire a conoscenza del fatto non solo che l’arcivescovo Carlo Borromeo inviterà più volte il suo clero a segnalare le pratiche superstiziose, l’eresia, la blasfemia, i sacrilegi, durante le visite pastorali e i sinodi diocesani, riservando a sé l’assoluzione per i casi più gravi ma anche che le indagini su questi crimini vengono favorite dagli appelli generali per la denuncia e da un sistema di controllo che monitorava la vita religiosa della diocesi attraverso i vicari foranei ma soprattutto si appoggiava all’uso inquisitoriale della confessione sacramentale. Consigliamo pertanto la lettura del testo di Fabrizio Pagani anticipando ai lettori che tale documento risulta essere una sintesi di un contributo più ampio che verrà presto pubblicato.