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Situata nell'attuale via Pietro Verri, la chiesa di San Vittore e quaranta martiri, venne chiusa al culto nel 1787 e demolita nel 1927

di Mirko Guardamiglio

Proseguendo l’informatizzazione dell’inventario cartaceo realizzato da monsignor Ambrogio Palestra è stato possibile rivenire un interessante disegno a penna relativo alla chiesa di San Vittore e quaranta martiri che ci è parso come un invito a scrivere questa breve nota storica.

L’esistenza dell’edificio di culto è confermata dal Landolfo, dal Beroldo e da un anonimo (1065) ed è attestata come «capella» alla fine del secolo XIV (Notitia cleri, 1398), come parrocchia alla metà del secolo XV (Status ecclesiae mediolanensis), come parrocchia nel 1524 (Rubrica parrocchie città di Milano, 1524), come rettoria nel 1564 (Liber seminarii, 1564), come parrocchia nel 1576 (Decreti Famagosta, 1576), come rettoria (Registro benefici diocesi di Milano, 1579-1585), come parrocchia fra i secoli XVI e XVII negli atti delle visite pastorali compiute dai vari delegati arcivescovili, dagli arcivescovi di Milano ed in particolare dal cardinale Federico Borromeo.

Da queste iniziali brevi informazioni possiamo facilmente dedurre che la chiesa di San Vittore e quaranta martiri risalga probabilmente al secolo XI e, facendo riferimento al Calendario Sitoniano, che il suo nome come anche il nome della Contrada all’interno della quale sorgeva è strettamente legato alla festa dei martiri (VI idus Januari). Originariamente la sua facciata era compresa tra due paraste laterali che sorreggevano un timpano triangolare in modo da ricordare la struttura del tempio classico.

Ad ogni modo la prima descrizione completa e corredata da disegni risale al 1581, probabilmente redatta in occasione della visita pastorale compiuta da Ottaviano Abbiate de’ Forieri, delegato del cardinale Carlo Borromeo. La descrizione scritta insieme al disegno (parzialmente quotato, privo di scala metrica ma corredato da varie note) forniscono molte informazioni sia circa la struttura architettonica dell’edificio che sulla conformazione del tessuto urbano circostante. La chiesa è costituita da un’unica navata conclusa da un’abside curva, sul lato sinistro vi è una sola cappella mentre sul lato sinistro vi sono due cappelle una delle quali di modestissime dimensioni. Il disegno attesta la presenza di tre altari interni (il maggiore e due laterali) mentre un quarto è collocato all’esterno della chiesa protetto, tuttavia, da una cappella che si affaccia su una piccola piazza sul lato settentrionale della chiesa. Il battistero si trova all’interno della cappella di modestissime dimensioni sul lato destro dell’aula mentre la sagrestia con il vicino campanile si trovano a destra dell’altare maggiore. Sul lato meridionale vi è l’ingresso alla casa parrocchiale e nella piazza trova posto anche un piccolo cimitero.

La pianta della chiesa di San Vittore e quaranta martiri viene nuovamente redatta nel 1639 – mentre Cesare Monti è arcivescovo di Milano – in occasione di un processo per violazione del diritto d’asilo e dell’immunità ecclesiastica. In un documento allegato agli atti di processo (5 ottobre 1639) si parla dell’«extractione di Carlo Bossi da una casa del Santissimo Sacramento della chiesa di S.to Vittore e quaranta martiri quale è attaccata alla medesima chiesa». Si ipotizza dunque che il disegno sia stato realizzato per stabilire con maggior precisione la posizione dei vari edifici relativi alla chiesa, così da non avere dubbi in sede di processo.

Dal confronto fra le due piante è possibile notare come la chiesa abbia subito negli anni alcune modifiche. La più rilevante appare essere l’inserimento della «Cappella di Santa Maria della Corte» all’interno della chiesa di modo che non sia più spazio aperto adibito alla devozionale mariana bensì luogo di collocazione del fonte battesimale. La struttura del sagrato rimane invariata, ma viene descritta in modo molto più dettagliato, soprattutto per quanto riguarda l‘ingresso indicato come unico e delimitato da «cholonette et barre».

Nel 1674, ai tempi del Torre, la chiesa subisce una serie di grandi interventi dei quali, tuttavia, non siamo in possesso di disegni specifici o documenti dell’epoca che ne possano attestare la nuova configurazione. Ad ogni buon conto possono essere visionate alcune piante – molto schematiche – facenti parte di alcune cartine storiche della Città di Milano come, ad esempio, quella di Giovanni Filippini dalla quale appare con chiarezza la presenza di cinque cappelle e l’accesso alla chiesa dalla piazza del sagrato.

Con il nuovo compartimento territoriale delle parrocchie della città e dei Corpi Santi di Milano, che ha pieno effetto dal 25 dicembre 1787, la parrocchia di San Vittore e quaranta martiri viene soppressa, e unita alla parrocchia di Santa Maria della Scala in San Fedele tanto che il Rotta nel 1891 afferma: «La chiesa, già rifabbricata, tutt’ora è conservata e serve da Oratorio festivo ad un manipolo di giovani addetti alla Parrocchia di San Fedele» fra i quali pare figurasse Gabrio Piola. Tuttavia non essendo più considerato un edificio di culto la chiesa scomparirà anche dalle carte urbane.

Infine l’ultima rappresentazione grafica della chiesa risale al 1927 come parte della relazione in vista delle operazioni di demolizione necessarie per attuare il nuovo Piano Regolatore ossia la realizzazione di Piazza Crispi (attuale Piazza Meda) che culmineranno nel 1929 quando la chiesa venne definitivamente rasa al suolo.

Con i proventi della vendita si provvide a costruire non solo la chiesa della Madonna della Medaglia miracolosa (attuale sede della Parrocchia) ma anche il nuovo edificio di culto sito in viale Lucania dedicato a San Vittore e quaranta martiri, all’interno del quale vennero trasportati gli affreschi, gli altari e l’organo della chiesa da poco demolita. La nuova chiesa di San Vittore e quaranta martiri si caratterizza per linee sobrie ed aggraziate per l’interno ad unica navata a pianta rettangolare con volta decorata da Colombo da Tradate ed affrescata dal pittore Albertazzi.

Anche se pare vi fossero delle immagini realizzate dal sacerdote Carlo Ponzoni ritraenti la chiesa prima della demolizione non vi è traccia di tale documentazione fotografica.

Degno di nota è sapere che a questa Parrocchia appartennero personaggi illustri come Lanzo Corti, Alberico Settala, Sant’Erlembardo Cotta (che insieme a Sant’Arialdo, si oppose alla diffusione degli errori dottrinali mutuati dai simoniaci e dei nicolaiti) ed il parroco Gian Antonio Bonsaglio (α Seregno 1685 – Ω Milano 1756) noto docente di Teologia morale e confessore del cardinale Pozzobonelli.

 

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Fonti:

  • Renato Francesco, «Vittore e Quaranta Martiri, chiesa di S.» in Dizionario della Chiesa ambrosiana (vol. VI), Nuove Edizioni Duomo, Milano 1993, 4007-4008.
  • Serviliano Lattuada, Descrizione di Milano (tomo V), Milano 1737, num. 246.
  • Paolo Rotta, Passeggiate storiche ossia le chiese di Milano dalla loro origine sino al presente, Tipografia del rinomato patronato, Milano 1891, 181-182.
  • Adele Buratti Mazzotta (a cura di), I disegni dell’Archivio storico diocesano di Milano, edizioni Biblioteca di via Senato, Milano 2002, 62 e 135.

https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Vittore_e_Quaranta_martiri