Come noto gli archivi sono un bene culturale la cui caratteristica è quella di testimoniare il percorso storico della Chiesa locale in ragione della sedimentazione storica dei documenti
Trai beni temporali della Chiesa ambrosiana, assumono particolare rilievo quelli di interesse storico ed artistico (edifici, opere d’arte, suppellettili, archivi, biblioteche, collezioni e musei). Esse sono la testimonianza della fede delle diverse generazioni, hanno rilevanza pastorale e sono patrimonio culturale anche per la società civile. Lavoro tutela, conservazione, valorizzazione, anche se comporta un impegno talvolta oneroso, risponde ai fini propri dell’attività ecclesiale e della promozione culturale […] (Sinodo 47, cost. 356,1).
Come per tutte le parrocchie della Diocesi ambrosiana, anche la parrocchia di Santa Maria Assunta in Cislago, possiede un archivio storico in cui, attraverso quella che viene chiamata la sedimentazione storica, viene conservata la memoria delle passate generazioni.
Gli archivi sono un bene culturale di primaria importanza, la cui caratteristica principale è quella di annotare il percorso fatto lungo i secoli dalla locale Chiesa. La memoria storica è parte integrante della vita di ogni comunità e la conoscenza di tutto ciò che testimonia il succedersi delle generazioni, il loro sapere, il loro agire, il loro vissuto e ciò crea una continuità: attraverso la memoria dei fatti si concretizza la tradizione. Il conservare questo prezioso patrimonio è un’esigenza di giustizia e di responsabilità che dobbiamo a coloro che ci hanno preceduto e di cui siamo eredi.
Il lavoro di riordino ed inventariazione, promosso grazie alla lungimirante sensibilità dimostrata da don Maurizio Restelli, parroco protempore di Cislago, si è appena concluso. Hanno lavorato con grande impegno e competenza due nostri esperti e preparatissimi archivisti: Lucia Pelagatti e Alex Valota, con la supervisione dello scrivente visitatore per gli archivi periferici dell’Arcidiocesi.
Prima dell’attuale riordino, l’archivio si presentava parzialmente in disordine, ad esclusione della sezione anagrafico-sacramentaria (registri battesimo, matrimonio, morti, ecc.) ed i registri amministrativi in genere. In passato, erano state operati più tentativi d’inventariazione, purtroppo non sempre correttamente. Gli interventi, più o meno occasionali, in questi ultimi decenni, l’uso improprio dei documenti presenti per le più svariate ricerche storiche o similari, hanno prodotto, come già evidenziato, un certo disordine, a cui hanno posto rimedio i già citati Archivisti.
Ora l’archivio, che è tra i più importanti del decanato di Saronno, si presenta riordinato e facilmente fruibile, grazie all’informatizzazione dello stesso.
Il nostro archivio attraverso i suoi registri anagrafico-sacramentari rappresenta una fonte di primaria importanza per gli studi di demografia storica, genealogia, statistica antropologica, storia della medicina, economia rurale e onomastica: è possibile reperire dati sulle condizioni dei nostri antenati, sulla natalità, la nuzialità e la mortalità della nostra popolazione, sulla composizione dei nuclei familiari fin dalla metà del XVI secolo, quando nel 1563 il Concilio di Trento decretava l’obbligo della tenuta di questi registri da parte del parroco. L’archivio ora risulta strutturato in 13 sezioni:
– Anagrafe sacramentaria
– Giurisdizione
– Atti autorità civile
– Atti autorità ecclesiastica
– Beneficio parrocchiale
– Beneficio coadiutorale
– Clero
– Confraternite e associazioni laicali
– Culto (cfr. San Abbondanzio)
– Legati e cappellanie
– Fabbrica antica, fabbriceria, commissione economica
– Memorie storiche (cfr. libri cronici, dal 1914)
– Miscellanea
Il documento più antico è del 1398 (in copia ottocentesca) e riguarda il testamento di Maffiolo Del Conte, istitutivo delle cappellanie dell’Annunciata di Cislago e quella di San Martino in Abbiate Guazzone.
I documenti che riguardano il beneficio parrocchiale, la fabbriceria, i legati, le visite pastorali (ecc.), ci danno notizie fondamentali sull’edificio di culto, ma sono anche un’insostituibile fonte per ricostruire l’economia, la società, la vita religiosa, le tradizioni ed anche l’attività amministrativa della comunità. Paolo VI ricordava che: «è il Cristo che opera nel tempo e che scrive, proprio Lui, la sua storia, sì che i nostri brani di carta sono echi e vestigia di questo passaggio della Chiesa, anzi del passaggio del Signore Gesù nel mondo. Ed ecco che, allora, avere il culto di queste carte, dei documenti, degli archivi, vuol dire di riflesso avere il culto di Cristo, avere il senso della Chiesa, dare a noi stessi e a chi verrà la storia del passaggio di questa fase, del passaggio de Signore nel mondo».
Ecco il senso ultimo della conservazione del patrimonio del nostro archivio parrocchiale e della sua trasmissione alle generazioni future.