Nel 1581 l’autorità arcivescovile interroga il fabbro Matteo Miglione e il notaio Nicolò Andrei, circa gli usi dell’ospitalità in Trezzo sull’Adda scoprendo la presenza di tre priorati s, Benedetto, s. Bartolomeo e s. Domenico. L'hospitale di s. Bartolomeo…
Erano 3, lo abbiamo già detto, i priorati di Trezzo con annessa una chiesa: s. Benedetto dei Cluniacensi in Portesana, soppresso nel 1796 e oggi proprietà dell’Opera Pia; s. Domenico degli Agostiniani, i cui beni pervengono nel 1573 al Seminario arcivescovile di Milano, che affitta ai Cruciferi l’edificio principale su via Dante o forse via s. Caterina; s. Bartolomeo dei Cruciferi sull’omonima piazza, aggregato nel 1654 all’Ospedale maggiore di Milano. Tutti e 3 i siti sono di antica fondazione e offrono ospitalità: il primo ai pellegrini, gli altri 2 anche a poveri e malati per 3 giorni consecutivi; solo s. Bartolomeo ha però un hospitale. Non è un nosocomio in senso moderno ma un ospizio caritatevole, attestato già nel 1264 e almeno dal 1365 sotto l’esplicita invocazione all’apostolo. Nel 1513 l’attiguo oratorio viene affrescato con le figure dei santi Ambrogio, Sebastiano e Rocco, ancora riconoscibili nel 1815: sono i Santi specialmente invocati lungo le epidemie. Carlo Borromeo visita nel 1566 il priorato di s. Bartolomeo, tenuto dai Cruciferi del convento milanese di s. Maria dei miracoli di s. Croce fuori porta Ticinese. Il sito di Trezzo ha un beneficio in 299 pertiche: 13 campi, 6 vigne, un castagneto in Val di porto. Governa questi beni il priore fra Ottaviano, unico sacerdote residente e officiante il vicino oratorio. Il tempio ha una parte aperta, forse a portico verso l’ospedale: Borromeo ordina che venga chiusa e che si provveda inoltre il pavimento interno. Nel 1573 il cardinale sopprime il priorato di s. Domenico, aggregandolo al Seminario arcivescovile: quella casa priorale resta però in affitto agli stessi Cruciferi che tengono s. Bartolomeo. Nel 1653 l’Ordine viene sciolto per bolla papale e, un anno dopo, l’Ospedale maggiore di Milano ne annette i beni trezzesi. Il sito di s. Bartolomeo non annovera più l’antico hospitale ma solo la chiesa con campanile e il luoco chiamato il chiosetto con corte et giardino et casa. Ricade tutto in affittanza: nel 1654 a Marc’Antonio Comi, ucciso da archibugiata 23 anni dopo; nel 1679 ai Landriani. Il locatario assolve l’obbligo di far celebrare 2 messe settimanali nell’oratorio, restaurato a spese dell’Ospedale maggiore. Per ripristinare il culto, nel 1694 l’ente sistema tegole e soffitto, imbianca gli interni e vernicia l’ancona lignea dell’altare, dove ricolloca il Martirio di s. Bartolomeo con due manigoldi; questa tela, altrove definita preziosissima, viene rappezzata a Milano perché ha il telaio corroso da sorci. Nel 1706 è cappellano don Carlo de Caroli, proprietario della vicina casa da nobile, oggi sede di municipio. Segue un periodo di tale incuria che addì 23 maggio 1787 a mezzogiorno il soffitto di s. Bartolomeo crolla per metà. L’Ospedale maggiore paga il restauro e l’adeguamento del tempio a pubblica scuola perché il Comune gli rifonda quella spesa nel prezzo dell’eventuale acquisto. Non il quadro d’altare ma l’obbligo di 2 messe settimanali e alcune suppellettili passano allora alla parrocchia di Concesa. Nel 1799 l’Ospedale maggiore vende l’intero sito di s. Bartolomeo a Carlo Nerini, che erige qui la proprietà oggi Arrigoni: lungo gli scavi fondativi del 1815 emergono le sepolture di 2 ecclesiastici presso il presbiterio dell’ex-chiesa. Il prevosto trezzese li ritiene Gesuiti ma si tratta forse di Cruciferi, già priori di s. Bartolomeo.
Fonti
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APT: 3 e liber defunctorum, 1815 (ringrazio d. Alberto Cereda e Teresina Quadri). ASDMi, X, Treviglio, 1. ASMi: Atti dei notai, 48487; Appendice notai, 28 (ringrazio Marco Gerosa). OM: Aggregazioni, s. Croce, 47 e 48; Prerogative, Giuspatronati, 246 (ringrazio Paolo Galimberti). Lusuardi Siena-Giostra 2012, Mazza 2002. Il testo riprende l’articolo pubblicato sull’informatore comunale La Città di Trezzo sull’Adda – Notizie nel giugno 2022. Si ringrazia la redazione e l’Amministrazione municipale per l’assenso a divulgare gli scritti; si ringrazia inoltre la Raccolta Rino Tinelli per l’immagine storica fornita a corredo.