La storia della confraternita di San Carlo a Lugano
La crescente conoscenza della storia delle confraternite in area lombarda può fregiarsi dell’opera di diversi ricercatori che negli ultimi decenni hanno prestato attenzione a questo fenomeno di grande impatto devozionale, ecclesiale, sociale, politico e culturale. Seguendo e interagendo con la storiografia internazionale, anche in terra ambrosiana l’impegno storiografico ha saputo rinnovare gli approcci della ricerca, il questionnement, in una crescente interazione fra discipline. E ancora, la vastità dei fondi archivistici lasciati dalle confraternite, e il confronto fra territori simili per cultura, ma divisi dal punto di vista politico, costituisce una solida base per sempre nuove indagini.
La recente pubblicazione di Davide Adamoli sulla storia della confraternita di San Carlo a Lugano è certamente frutto di questo impegno storiografico. “La San Carlo” fu la quinta confraternita disciplinata eretta, in ordine cronologico, nel borgo situato sulle rive del Ceresio (dal 1618). Forte della sua ininterrotta attività, ha conservato un archivio capace di documentarne le vicende a diversi livelli: citiamo i registri delle congregazioni, pressoché completi dal 1639 fino ad oggi, poi i libri dei conti, le liste dei membri e la documentazione sui legati e altre attività. Tali fonti, il più spesso delle volte piuttosto asciutte hanno celato una ricca memoria, con preziose osservazioni personali, tratti di cronache sovente minute, ma capaci spiegare una parte dei motivi per cui questa ed altre confraternite hanno avuto tale duraturo successo. Centinaia di uomini, ma anche – almeno indirettamente – molte donne, nella confraternita trovarono delle risposte ai quesiti e alle emergenze della vita. La straordinarietà delle inaugurazioni delle opere, delle feste solenni, delle processioni si integrava in una ordinaria vita di pietà, che sollecitava una complessa amministrazione e una serie di interazioni fra la confraternita stessa e la società. Essere confratello di San Carlo significava allargare i propri orizzonti, per entrare in una “famiglia artificiale”, basata su un ethos religioso e anche sociale (pensiamo al ruolo del “prestigio”, dell’“onore”). Nella società dei “corpi sociali”, la confraternita era uno strumento essenziale per vivere, nel mondo terreno e anche in quello successivo.
La ricostruzione storica di questo volume segue una traccia cronologica, ma lascia spazio a momenti di approfondimento tematico. Pure interessante è l’approccio sul lungo periodo, che permette quindi di conoscere sia il fervore degli inizi, poi la solidità manifestata per almeno due secoli, per giungere a un Novecento piuttosto stentato, un tempo poco propizio in generale per questi sodalizi. Da notare, infine, anche la cronaca della recente rinascita di questa confraternita, che negli ultimissimi anni, sempre “Sotto la Protecione del Glorioso Santo Carlo Borromeo”, è assunta a protagonista del mondo confraternale della Svizzera italiana.