Ma gli ex voto distesi attorno, come nella cappella sottostante di San Lucio, testimoniano di grazie ottenute, di guarigioni autentiche, di invocazioni accolte. La “chiesa grande” fu realizzata più tardi, tra la fine del XVI e l’inizio del XVIII secolo, resa necessaria da una devozione sempre più estesa, che richiamava quassù torme di fedeli e che era ben nota anche nelle città, a Bergamo come nella Milano di san Carlo Borromeo.
Le maestranze incaricate dei nuovi interventi fecero un lavoro di notevole pregio, non distruggendo l’antico – come invece accadde in molti altri luoghi di culto per sete di rinnovamento – ma affiancandogli il nuovo, con una sapienza e un gusto ancor oggi ammirevoli. La decorazione del tempio maggiore la si volle esuberante: potente nella narrazione, eloquente nella simbologia.
Per gli affreschi del presbiterio è stato proposto il nome di uno dei più apprezzati pittori del manierismo bergamasco, Gian Paolo Cavagna, ma più per analogie stilistiche che per dati documentari.
Arditi scorci prospettici, illusionistiche vedute ricche di colonne, balaustre e archi dipinti sono invece opera di un artista pienamente e fieramente barocco, come poteva essere, ad esempio, Francesco Cappella.
Ma c’è ancora una questione di notevole interesse da affrontare, riguardo a san Patrizio: quella del “Pozzo”, o – più appropriatamente – del Purgatorio.
Secondo una tradizione nata a metà del XII secolo in ambito cistercense, e che ebbe diffusione grande in tutta la cristianità medievale, una divina visione indicò a Patrizio, in un’isolata landa irlandese, una cavità profonda e oscura, all’interno della quale quanti fossero stati animati da fede autentica e desiderio di penitenza sarebbero stati purgati di tutti i loro peccati e avrebbero avuto conoscenza della desolazione dell’Inferno e della gioia del Paradiso. E forse, anche il santuario di Colzate ebbe, fin dal principio, uno scopo penitenziale.
Un luogo a cui ascendere per fare ammenda dei propri errori, un pellegrinaggio attorno alla montagna per prendere consapevolezza delle proprie colpe.
Ed espiarle nella solitudine di questi boschi, al riparo della roccia immane le cui fessure, le cui grotte, avrebbero ben potuto rievocare il Pozzo di San Patrizio.