di Luca Frigerio
Sono tornate dal nulla, come in un racconto di Gogol’. Sono emerse tra carte dimenticate, in un archivio non ancora del tutto esplorato, improvvisamente strappate all’oblio: venti immagini dei tempi pionieristici della fotografia, datate e firmate. La città di San Pietroburgo il soggetto, il 1852 l’anno d’esecuzione, Ivan Bianchi l’autore.
Un piccolo, grande tesoro riscoperto. Imponenti palazzi, chiese grandiose, il placido scorrere della Neva, archi e obelischi, monumenti e giardini… Un’aria di fiaba, un’atmosfera sospesa che emana da stampe ingiallite, quasi diafane, dove il tempo non ha senso, dove il tempo non esiste.
Sono un documento di straordinaria importanza, questi scatti di Ivan Bianchi. Perché ci mostrano, e per la prima volta, una San Pietroburgo a metà della sua storia, centocinquant’anni dopo la sua costruzione, centocinquant’anni indietro da oggi. E sono una testimonianza preziosa dei primi passi dell’arte fotografica in terra russa, di cui Bianchi fu alfiere e protagonista. Ma, soprattutto, sono immagini belle in se stesse, evocative, sorprendenti per esecuzione, raffinate per gusto.
Elegante è anche il volume che oggi le presenta, pubblicato in occasione del terzo centenario della fondazione di San Pietroburgo per iniziativa dell’associazione «Italia Russia». E la ricerca, assicurano i curatori, è soltanto all’inizio: da altre biblioteche, da altri depositi, stanno emergendo infatti nuovi, inediti lavori di questo ritrovato artista.
Ivan era nato a Varese nel 1811, da padre lombardo e madre ticinese, e all’epoca fu battezzato col più italico nome di «Giovanni». A soli dieci anni, tuttavia, lo troviamo già in Russia, dove il padre era probabilmente impegnato in uno dei numerosi cantieri di San Pietroburgo. Voleva occidentalizzarsi e sprovincializzarsi, l’impero degli zar, e la richiesta di architetti, artisti, artigiani e decoratori, italiani e svizzeri, era davvero pressante in quella prima metà del secolo.
Anche Giovanni/Ivan era portato per l’arte, per la pittura in generale, per l’acquerello in particolare. Ma fu la fotografia, recentissima scoperta, nuovissima forma di arte tecnologica, a sedurlo e folgorarlo. Il Bianchi l’apprese in suo viaggio a Parigi, la patria di Niepce e Daguerre, e la portò sulle rive del Baltico. Con straordinario successo.
Il fotografo Ivan Bianchi, intuiamo oggi da qualche foglio eloquente, fu un personaggio famoso nella San Pietroburgo degli anni di Dostoevskij e Gonĉarov, gratificato da premi ed esposizioni, circondato dall’apprezzamento per il suo lavoro. Oggi lo si riscopre, in quelle fragili stampe all’albumina incollate su fogli, dove la neve imbianca qua e là i selciati di una città che pare assopita nel suo stesso monumentalismo, e dove la gente non c’è, troppo rapida, troppo frenetica per le lente pose dell’apparecchio fotografico. Ma c’è lui, Ivan Bianchi, ben presente dietro all’obiettivo, vivo dietro a ogni scatto.
IVAN BIANCHI.
UN TICINESE PIONIERE DELLA FOTOGRAFIA
A SAN PIETROBURGO
di Autori Vari
Edizioni Le Ricerche
72 pagine
48 euro