di Luca Frigerio
Quella per l’arte può essere una passione difficile da controllare. Cresce, s’impone, diventa lo scopo di una vita intera.
Probabilmente è proprio quello che è successo a Oscar Ghez. Nato in Tunisia nel 1905, cresciuto tra la Francia e l’Italia, Ghez fu un uomo d’affari, un imprenditore di razza. L’interesse per l’arte in generale, per la pittura in particolare, arrivò improvviso, nel dopoguerra, forse per dimenticare le sofferenze che anch’egli, in quegli anni, aveva dovuto patire. In poco tempo finì per occuparsi solo di quello.
Non aveva fatto studi artistici, non si lasciava influenzare dalle mode. Per acquistare dipinti è sculture aveva un unico criterio di giudizio: il suo. E, per nostra fortuna, aveva buon gusto.
Lasciato per qualche mese il Museo del Petit Palais di Ginevra, i capolavori della collezione Oscar Ghez sono oggi esposti a Brescia, nelle sale di Palazzo Martinengo, a raccontare un secolo d’arte, tra impressionismo e cubismo.
Nomi celebri, opere straordinarie. Come il «Ritratto di Berthe Morisot» di Edouard Manet, pittura di dolente malinconia, in cui solo le mani e il volto, di un biancore stremato, emergono dalla veste luttuosa e da uno sfondo d’indefinita oscurità.
O come, al contrario, il solare «Ritratto di Alice Vallière-Merzbach» di Pierre Auguste Renoir, dove il volto giunonico della poetessa pare aureolato d’oro e di rose.
Oppure ancora come «L’ebreo errante» di Marc Chagall, lo sguardo lontano e interrogativo, icone senza tempo della stessa condizione umana.
E chi è “a caccia” di firme famose potrà trovare ulteriore soddisfazioni ammirando «L’alba» di Pablo Picasso, la veduta di «Notre Dame de Paris» dipinta da Maurice Utrillo nel 1917, la sensuale tela delle «Due amiche» di Tamara de Lempicka, le teste scolpite in stile thaitiano di Paul Gauguin…
Ma Oscar Ghez collezionò ostinatamente anche le opere di maestri dimenticati dal grande pubblico e sistematicamente sottovalutati dalla critica d’arte, da Caillebotte ad Angrand, da Valtat o Steinlein (forse il suo pittore preferito in assoluto), e pittrici quali Marie Bracquemond e Maria Blanchard.
Delle “anomalie” che a Ghez apparvero sempre come vere e proprie ingiustizie, a cui bisognava porre rimedio a tutti i costi. Il Petit Palais di Ginevra, nel 1968, nacque proprio per questo.
E anche visitando la mostra bresciana ci si accorge di quanto avesse ragione…
DA CAILLEBOTTE A PICASSO.
Capolavori della collezione Oscar Ghez
dal Museo del Petit Palais di Ginevra
Dove: Brescia, Palazzo Martinengo
(Via Musei, 30)
Quando: fino al 16 novembre 2003
Orario: 9.30 – 19.30 (lunedì chiuso)
Catalogo: Mazzotta Editore
Per informazioni: tel. 030.297551
fax 030. 2975517
e -mail: informazioni@bresciamostre.it