Il tempio, anzi il cantiere ininterrotto. L’espressione è ovviamente suggestiva e allusiva, ma – verrebbe da dire – sempre più aderente alla realtà. Basta alzare lo sguardo sul Duomo o, una volta entrati, guardarsi intorno, per capire come sia veramente un cantiere sempre aperto. Ma quanti sono al momento i restauri in corso? La risposta è complessa anche per l’Arciprete, monsignor Gianantonio Borgonovo: «Difficile dirlo, i cantieri sono tanti e molto diversi per qualità degli interventi».
Quali, per esempio?
Penso a quello del transetto settentrionale, detto della “Madonna dell’Albero”, nella sua parte che guarda verso est e si unisce al Tornacoro. Lì c’erano due vetrate stupende del Cinquecento, la 25 e la 26, tra le più belle arrivate fino a noi, da sistemare in tutto il loro sostegno di marmo: un lavoro che comporta ancora qualche mese di impegno. Proseguendo, ci sono le sacrestie: è iniziata la ristrutturazione di quella “aquilonare”, con un intervento di grande portata, perché dovrà riguardare non soltanto le strutture, ma anche le decorazioni mediante il rifacimento degli affreschi delle volte. Vi è poi il pavimento, in parte cinquecentesco, su cui intervenire con un restauro che ne permetta comunque la fruizione. Dobbiamo, inoltre, aprire il cantiere della cripta e c’è pure la sacrestia meridionale da iniziare.
È stato avviato anche l’impegnativo restauro dell’Organo…
Certamente: si tratta di 15.800 canne, ma anche della decorazione dei cosiddetti “antoni”, parte importante della tradizione decorativa del Duomo, per cui almeno un terzo della spesa del restauro andrà utilizzata per rimettere a nuovo le coperture di tele, pietre e legni decorati dell’Organo stesso. Il tutto comporterà una spesa complessiva di oltre 1.400.000 euro. Per questo abbiamo aperto una campagna di fundraising, proprio perché tutti possano contribuire, sentendosi artefici e partecipi di questa grande iniziativa che, necessariamente ogni due generazioni, deve essere avviata per il sostegno di un tale tesoro. Ricordo che il nostro Organo è il più grande d’Italia e in Europa è secondo solo a quello di Passau, in Germania.
Anche il transetto nel suo complesso è interessato da lavori?
Il transetto all’esterno è finito, ma il transetto interno è ancora tutto da definire. Il mio grande sogno è che il transetto, per primo, e poi tutta la navata centrale possa riconquistare la bellezza decorativa che aveva prima del 1960, quando fu rovinata in maniera sbrigativa dalla rozza copertura di una mano di intonaco.
Una bella iniziativa giunta invece al termine è quella della nuova illuminazione…
L’innovativa illuminazione, iniziata nel 2014 in previsione di Expo, è stata inaugurata, in parte all’interno, l’1 maggio 2015. Siamo arrivati – il 13 dicembre scorso – a ultimare quella esterna. Ora, in ben 150 giorni l’anno, si può ammirare la Cattedrale con la sua illuminazione “di gala”, completa. Tengo a dire che abbiamo rifatto anche l’intero impianto elettrico, passando da uno tradizionale a uno domotico, con una distribuzione elettronica dell’energia. Questa è una rivoluzione davvero importante, anche perché sono state eliminate tonnellate di fili che si erano accumulati fin dalla stesura del primo dispositivo.
Vi sono interventi in altri luoghi collegati alla Cattedrale, anche se non direttamente presenti nella sua struttura?
Il patrimonio della Veneranda Fabbrica, come è noto, fu annullato quasi completamente da Napoleone negli anni 1805-1810, per la costruzione della facciata. In realtà, un certo numero di immobili sono stati mantenuti: anzitutto, il Palazzo della Fabbrica sito dietro l’abside del Duomo, o i tre palazzi in viale Gorizia di proprietà della Fabbrica medesima. Proprio in questa zona sono in corso lavori di rifacimento radicale e si sta discutendo vivamente su come sarà l’edificio in cui dovrà trovare di nuovo sede la nostra Cappella Musicale.
Si può considerare una sorta intervento in progress anche l’investimento per la sicurezza?
Sì, perché dall’1 marzo questo è completamente a carico alla Veneranda Fabbrica. Mentre prima era l’Esercito che, per oltre quattro anni, ha gestito l’apparato di sicurezza per l’entrata in Duomo, adesso è una guardianìa privata, pagata appunto dalla Fabbrica, ad averne la responsabilità. Per noi è un investimento economico, ma anche di qualità. Vogliamo fare in modo che non vi sia la sensazione di una militarizzazione, ma dell’entrare in un Duomo che sia davvero casa di pace.