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Sirio 01 - 10 novembre 2024
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Salute

Riconoscere la dignità dell’uomo, la bioetica si interroga

Sul valore al centro di un recente documento pontificio si rifletterà nel convegno annuale che il gruppo all'interno del Servizio diocesano organizza sabato 12 ottobre presso la Curia arcivescovile

6 Ottobre 2024
Michelangelo, La Creazione

La persona umana e il riconoscimento della sua dignità sono al centro del pensiero della Chiesa e del suo insegnamento morale. Un recente documento del Dicastero per la Dottrina della Fede (leggi qui) ha ripreso di nuovo, con un approccio fruttuoso, la riflessione sulla dignità: «Una dignità infinita, inalienabilmente fondata nel suo stesso essere, spetta a ciascuna persona umana, al di là di ogni circostanza e in qualunque stato o situazione si trovi. Questo principio […] si pone a fondamento del primato della persona umana e della tutela dei suoi diritti» (Dignitas infinita, n.1).

Un tema da approfondire necessariamente, perché il concetto di dignità umana, molto utilizzato, diventa vago quando non precisato nel suo contenuto. «L’espressione “dignità della persona umana” rischia sovente di prestarsi a molti significati e dunque a possibili equivoci e contraddizioni che inducono a chiederci se davvero l’uguale dignità di tutti gli esseri umani sia riconosciuta, rispettata, protetta e promossa in ogni circostanza» (n.7).

Quattro sensi

Diventa utile distinguere tra quattro sensi in cui la nozione può essere compresa. Il senso ontologico compete alla persona in quanto tale, poiché creata a immagine di Dio e da lui amata: permane in ogni circostanza e non può essere perduta. La dignità morale, al contrario, in quanto legata all’esercizio della libertà, può essere perduta: la storia attesta comportamenti «contro la legge dell’amore rivelata nel Vangelo con […] vette incalcolabili di male inferto agli altri» (n. 7). Le condizioni nelle quali una persona si trova a vivere incidono sulla dignità sociale: la dignità della persona può venire contraddetta dalle condizioni in cui è costretta a vivere. Infine la dignità esistenziale riguarda l’esperienza soggettiva che per circostanza individuali o familiari può far sperimentare la vita come non degna. «Le distinzioni qui introdotte non fanno altro che ricordare il valore inalienabile di quella dignità ontologica radicata nell’essere stesso della persona umana e che sussiste al di là di ogni circostanza» (n.8)

Il programma

Mosso da queste argomentazioni, il gruppo di bioetica del Servizio diocesano per la Pastorale della Salute ha voluto approfondire l’argomento, chiarire i punti di riferimento e circostanziare il tema con disamine e testimonianze, con un convegno che si svolgerà sabato 12 ottobre, dalle 9.15 alle 12.30, nel Salone della Curia arcivescovile di Milano (piazza Fontana 2, vedi qui la locandina; occorre segnalare la presenza a sanita@diocesi.milano.it, si accettano iscrizioni fino a esaurimento posti).

La relazione iniziale, affidata al professor Paolo Cattorini, è di carattere fondativo. Toccherà a lui condurre al centro del discorso con una analisi dei vari livelli su cui si pone la riflessione: dall’ontologico all’etico, dal fenomenologico al discernimento concreto.

Seguiranno due relazioni, tenute dalla dottoressa Paola Arcadi e dal professor Marco Trabucchi, in cui la “dignità” verrà circostanziata nell’esperienza dell’operatore sanitario e nella vita anziana. In modo differente, entrambe le esperienze sono accomunate dal fatto che quando le persone si sentono valorizzate e rispettate sono a proprio agio e in grado di prendere decisioni di significato. A chiudere sarà la testimonianza del dottor Alberto Scanni, che si è sempre interessato delle problematiche umane e sociali delle persone affetta da tumore.