La sera di domenica 22 luglio il presidente del Coni Giovanni Petrucci e il segretario generale, capo missione della squadra italiana, Raffaele Pagnozzi, hanno partecipato alle 19, con una delegazione di atleti, alla messa per la squadra olimpica azzurra che è stata celebrata a Londra nella storica St. Peter’s Church. Nella chiesa della comunità italiana, che si trova nel centro della capitale britannica a due passi dalla City, hanno concelebrato il parroco, padre Carmelo Di Giovanni, monsignor Mario Lusek, direttore dell’Ufficio nazionale di pastorale per il tempo libero, turismo e sport della Cei, e il nunzio apostolico in Gran Bretagna, monsignor Antonio Mennini.
L’iniziativa del Comitato olimpico nazionale italiano ha trovato disponibilità nelle autorità ecclesiastiche: «Gli atleti e i dirigenti del Coni sono stati coraggiosi a volere un momento spirituale prima di cominciare a gareggiare – ha dichiarato padre Di Giovanni -. Penso che questa decisione bellissima, nel mondo secolarizzato di oggi, vada vista come una scelta coraggiosa. La fede aiuta a superare tanti ostacoli, a vedere anche le cose negative come positive e quindi servirà agli atleti». Per l’occasione è stato letto il messaggio del presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei) e arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, agli atleti italiani.
Valore simbolico
Agli organizzatori, agli atleti e agli spettatori delle Olimpiadi di Londra è giunto anche il saluto di Benedetto XVI, durante l’Angelus di stamattina. «Le Olimpiadi – ha affermato il Papa – sono il più grande evento sportivo mondiale, a cui partecipano atleti di moltissime nazioni, e come tale riveste anche un forte valore simbolico. Per questo la Chiesa Cattolica guarda ad esse con particolare simpatia e attenzione». Il Pontefice ha anche pregato che, «nello spirito della tregua olimpica, la buona volontà generata da questo evento sportivo internazionale possa dare i suoi frutti, promuovere la pace e la riconciliazione in tutti il mondo».
Per costruire un mondo migliore
«Carissimi atleti e atlete d’Italia, vi giunga il saluto dei vescovi italiani, mentre siete riuniti nella Chiesa di S. Peter a Londra per celebrare l’Eucaristia nel Giorno del Signore e iniziare così l’avventura olimpica “tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento”». Inizia così il messaggio del cardinale Angelo Bagnasco agli atleti. «Sono grato al Coni – ha sottolineato il porporato – che ancora una volta ha voluto accreditare nel suo contingente la figura del cappellano, chiamato ad annunciare Gesù Cristo, amico dell’uomo, nostra speranza e nostra festa, testimoniando la compagnia e l’amicizia della Chiesa verso il mondo dello sport».
«La Carta olimpica – ha proseguito – ci ricorda che scopo del Movimento olimpico è contribuire alla costruzione di un mondo migliore. Da sempre lo sport ha favorito un movimento di idee e di intenti all’insegna di un universalismo caratterizzato da istanze di fraternità e amicizia tra i popoli, di concordia e pace tra le nazioni: un universalismo che ha sempre parlato il linguaggio del rispetto, della lealtà e del sacrificio». Per il cardinale, «l’avvenimento olimpico, dove si confrontano popoli e nazioni che rappresentano culture e tradizioni differenti, può diventare tramite di una forza ideale capace di aprire vie nuove, e a volte insperate, nel superamento di tensioni, conflitti, violazione dei diritti umani».
Il vero premio più prezioso dell’oro
«In questo periodo – ha evidenziato il presidente della Cei -, voi atleti e atlete siete sotto lo sguardo del mondo e in particolare dei giovani». Così, richiamando le parole del Santo Padre Benedetto XVI, il cardinale Bagnasco ha ricordato agli atleti: «Con le vostre gare offrite al mondo un avvincente spettacolo di disciplina e di umanità, di bellezza artistica e di tenace volontà. Mostrate a quali traguardi può condurre la vitalità della giovinezza, quando non si rifiuta la fatica di duri allenamenti e si accettano volentieri non pochi sacrifici e privazioni. Tutto questo costituisce anche per i vostri coetanei un’importante lezione di vita». Una lezione di vita, secondo l’arcivescovo di Genova, «più che mai necessaria oggi, in un tempo di crisi che chiama tutti a rigore e sacrificio». Il porporato ha, quindi, auspicato che «la competizione sia leale e appassionata, per giungere così ai successi sperati e attesi, manifestando che lo sport è anche un veicolo educativo, e che la vera sfida non è solo quella di ottenere riconoscimenti umani, ma pure quei premi che – come insegna la Sacra Scrittura – sono “più preziosi dell’oro, di molto oro fino”».
Validi atleti di Cristo
Il cardinale Bagnasco ha voluto chiudere il suo messaggio agli atleti italiani con le «parole memorabili» pronunciate dal «beato Giovanni Paolo II, grande amante dello sport», nell’omelia allo Stadio olimpico di Roma in occasione del Giubileo degli sportivi nell’Anno Santo del 2000: «Ogni cristiano è chiamato a diventare un valido atleta di Cristo, cioè un testimone fedele e coraggioso del suo Vangelo. Ma per riuscire in ciò è necessario che egli perseveri nella preghiera, si alleni nella virtù, segua in tutto il divin Maestro. In effetti è Lui il vero atleta di Dio; Cristo è l’uomo più forte che per noi ha affrontato e sconfitto l’avversario, satana, con la potenza dello Spirito, inaugurando il Regno di Dio». Infine, l’augurio «di vedere realizzati i vostri sogni, frutto di passione e impegno».