Forse non era necessaria la seconda crisi che ha colpito la Grecia e l’Europa intera, per comprendere che la situazione non era delle migliori e che la grande crisi che stiamo attraversando non è passata. Purtroppo gli avvertimenti sono stati ampiamente ignorati da coloro che avrebbero dovuto imporre le regole affinché le speculazioni finanziarie non colpissero più. L’eccessiva prudenza nel prendere i provvedimenti necessari ha fatto perdere tempo prezioso. Il risultato drammatico è che ora gli stati indebitati dell’Europa possono fare la fine della Grecia in qualsiasi momento, Italia compresa.
I dati in nostro possesso già ci avvertivano di una crisi duratura con conseguenze sociali di lungo termine. La crisi ha contribuito a peggiorare le condizioni di coloro che erano già nel bisogno: sono aumentati i flussi nei Centri di ascolto di coloro che sono in difficoltà economica. Ma soprattutto essa ha fatto precipitare nella zona grigia dell’insicurezza e della vulnerabilità, con forti rischi di impoverimento, molte famiglie che non se lo sarebbero mai aspettato.
Ciò nonostante la società civile non è stata a guardare. In tutta Italia sono state avviate iniziative di riflessione sulle cause della crisi, si sono proposti modelli alternativi e si è operato con soluzioni concrete a favore delle famiglie colpite. Nella Diocesi di Milano l’istituzione del Fondo famiglia-lavoro ha risposto con tempestività alla necessità di affrontare le domande di senso che la crisi ha provocato, offrendo al contempo un aiuto concreto.
A proposito della riflessione è emerso in modo chiaro che il modello basato sulle disuguaglianze e sull’illusione individualista, in cui ciascuno cerca di sfruttare per il suo tornaconto tutte le possibilità messe a disposizione dalla finanza o dal modello consumistico, non tiene più. Non solo non mantiene le sue promesse, ma i costi ambientali e sociali sono drammatici.
In secondo luogo sul fronte del modello economico il Fondo propone, all’interno di una conversione complessiva anche dei rapporti economici, nuovi stili di vita e rapporti economici, non solo basati sul profitto, ma sulla sobrietà come giusta misura nell’uso delle cose, dei beni e del denaro. La gratuità e il dono diventano parte integrante della riprogettazione dell’economia così come auspicato da Benedetto XVI nella Caritas in Veritate. Una sobrietà non fine a se stessa, ma finalizzata alla condivisione soprattutto con i più deboli, i poveri. Il Fondo offre concretamente la possibilità a coloro che possono limitarsi nei consumi, non solo di liberarsi del superfluo, ma di condividere con chi ha bisogno. Come dice il cardinal Tettamanzi il Fondo costituisce insieme un esempio e uno strumento concreto per percorsi di sobrietà e solidarietà personali e comunitari in un’ottica pedagogica.
Infine circa l’aiuto concreto e l’attenzione alle famiglie in difficoltà il Fondo propone un modello per ridistribuire le risorse disponibili. Anzitutto a livello economico: attraverso un ascolto attento delle singole situazioni, si orientano le persone in difficoltà alle forme di aiuto presenti nelle istituzioni pubbliche e private, prima di utilizzare il Fondo stesso. In secondo luogo attivando le risorse relazionali disponibili nella comunità per sostenere le famiglie, evitando l’isolamento e il ripiegamento su se stesse, con forme di aiuto semplici ma altrettanto efficaci: come ad esempio famiglie che aiutano altre famiglie. Si sono così attivate intere comunità. Con i volontari dei Distretti del Fondo, gli operatori delle Acli e della Caritas, i parroci e gruppi di famiglie disponibili ad accompagnare quelle colpite dalla crisi, altre associazioni e Centri di ascolto, sono state attivate comunità solidali che rimarranno certamente oltre questa crisi.
Dopo circa un anno e mezzo di attività possiamo dire che si è realizzato quello che il Cardinale in più occasioni auspicava riguardo al Fondo: «Non può essere occasionale, bensì deve divenire modello per una contribuzione solidale e continuativa a favore dei più deboli». Se la crisi avrà conseguenze durature allora appare evidente la necessità di una proroga del Fondo anche per l’anno 2011. La sfida è notevole, ma dobbiamo coglierla perché c’è in gioco, insieme alla dignità delle famiglie impoverite dalla crisi anche il nostro modello di vita sia personale sia di comunità.
L’analisi
Una crisi duratura con conseguenze di lungo termine
di Luciano GUALZETTI Vicedirettore di Caritas ambrosiana e Segretario generale del Fondo famiglia-lavoro
7 Giugno 2010