Sabato 16 gennaio il cardinale Angelo Scola sarà a Trezzo sull’Adda in occasione della visita pastorale. Dalle 21 alle 22.30, presso la chiesa parrocchiale dei Santi Martiri Gervaso e Protaso, incontrerà i fedeli del Decanato. Abbiamo chiesto al decano don Alberto Cereda quali sono le caratteristiche di questo territorio.
Come siete organizzati?
Il Decanato conta circa 60 mila abitanti ed è composto da 15 parrocchie, di cui due con piccoli santuari, e un convento di Carmelitani. Ci sono diverse scuole di ogni ordine e grado, tra cui 7 materne paritarie parrocchiali e una materna paritaria direttamente condotta e gestita dalle suore della Famiglia del Sacro Cuore di Gesù. Sono presenti anche numerose associazioni. Abbiamo due centri culturali, gli Scout, l’Azione cattolica, la Caritas che presiede e coordina le associazioni dedite alla carità e alla solidarietà, i Centri di ascolto. Ci sono poi le Acli, che organizzano momenti di incontro e dibattito, un consultorio familiare, l’associazione presepi, 4 corpi musicali, 7 società sportive e persone appartenenti al movimento di Comunione e liberazione che, pur con riferimenti in due luoghi diversi e fuori dal Decanato, sono attivamente impegnati nelle parrocchie. Sono anche presenti sul territorio il movimento dei Focolarini, la San Vincenzo, l’Unitalsi, il gruppo di Padre Pio. C’è una significativa presenza di persone che si rifanno alla spiritualità di Medjugorje, l’associazione dei pellegrini di Assisi e l’Operazione Mato Grosso. È un Decanato che eredita dal passato un fortissimo numero di gruppi e di associazioni volte alla solidarietà e all’impegno sociale e missionario. Molte di queste associazioni sono nate dalle parrocchie stesse.
Quali i problemi del territorio?
Nel Decanato sono presenti sia le realtà industriale e artigianale che quella contadina. La mancanza di occupazione è molto sentita e porta a situazioni vissute con dignità e talvolta con grande o eccessivo riserbo, dentro le mura familiari. Nei casi più gravi si fa ricorso alla Caritas: un fenomeno che presenta percentuali in preoccupante aumento. La comunità si apre alla carità in modo intenso e organizzato attraverso i Centri di ascolto, i centri di prossimità, il distretto decanale del Fondo Famiglia Lavoro, l’aiuto a trovare lavoro, le collette alimentari, la costituzione di un fondo di aiuto alle persone in difficoltà. Anche il disagio giovanile, tipico delle periferie urbane, si nasconde dietro la facciata tranquilla del nostro territorio, ma si manifesta solo in casi rari.
Immigrazione: a che punto siamo?
Il fenomeno esiste, suscita timori e talvolta antagonismi. La reazione negativa di molti non ha impedito, comunque, lo svolgersi e il crescere di fattori di dialogo concreti e visibili».
Quali le iniziative per i giovani? E com’è la loro partecipazione?
Il cammino di iniziazione cristiana è particolarmente curato e sostanzialmente segue le indicazioni diocesane. Si avvale del coordinamento della équipe decanale, che ha iniziato bene il suo lavoro, e degli incontri di formazione proposti dalla Diocesi. Sotto questo aspetto siamo attenti al coinvolgimento delle famiglie, anche se spesso risulta difficile, e in molti casi sono avviati percorsi alternativi alla lezione frontale. Altrettanta cura viene offerta anche al mondo dei preadolescenti e adolescenti. In questo caso gli abbandoni crescono in tutte le parrocchie con l’aumentare dell’età. Anche la realtà dei preadolescenti e adolescenti è coordinata a livello decanale con esiti positivi dalle due equipe che, in particolare nei tempi forti, propongono momenti e attività comuni. Molto spesso però ragazzi e giovani partecipano alla Messa solo nel periodo di catechesi in preparazione a un sacramento e poi se ne allontanano.