1. La visita pastorale
La visita pastorale è l’occasione per dirvi: voi mi siete cari. Voi mi state a cuore. Normalmente il vescovo esprime la sua sollecitudine per le comunità inviando i preti e coloro che ricevono dal vescovo il mandato di prendersi cura della Chiesa nel territorio. La visita pastorale è l’occasione per dirlo di persona.
La visita pastorale è l’occasione per mettere in evidenza la dimensione diocesana della Chiesa. La Chiesa non è la singola parrocchia, ma la comunità diocesana presente nel territorio, unita nella comunione con il Vescovo, impegnata a condividere le risorse e la passione per il Vangelo in questo territorio. Siate lieti, siate fieri e sentite la responsabilità di accogliere, valorizzare le indicazioni diocesane e di partecipare alle proposte diocesane.
Pensando a questi cinque anni non possiamo che essere grati per il cammino che pur faticosamente abbiamo fatto insieme, cercando innanzitutto di metterci in ascolto gli uni degli altri e tutti insieme, ognuno secondo le sue specificità, al servizio della Chiesa locale … Se il territorio ci sta proponendo grandi interrogativi e non sta cambiando alla velocità che vorremmo, noi certamente non siamo più gli stessi. Questa conversione dello sguardo ce la portiamo via (cfr Incontro del CP con l’Arcivescovo, pag 4)
La visita pastorale è l’occasione per ascoltare insieme la Parola del Signore di questa sollenità della SS Trinità e chiedere al Signore di orientare il nostro cammino.
2. Il desiderio impossibile e lo stupore.
Abitano nel cuore umano desideri impossibili. Desideri troppo grandi per potersi realizzare. Desideri troppo fuori moda perché si possano condividere. Desideri di una pienezza di vita, di una gioia troppo grande, troppo eterna, troppo universale: tanto che viene da pensare che non sia giusto desiderare quello che le cattiverie e le tragedie della storia rendono sconveniente.
Il desiderio impossibile: mostrami la tua gloria! (Es 33,18). Mosè, l’amico di Dio, confida a Dio il suo desiderio impossibile: vedere la gloria di Dio, abitare nella pienezza di vita, la vita felice, senza fine: Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo (Es 33,20).
Tutto conduce a pensare che il desiderio più profondo e più bello sia impossibile: perciò meglio vivere di desideri più piccoli, più a disposizione nel gran mercato del mondo.
Ma ecco che la rivelazione di Gesù riempie di stupore: Infatti ciò che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa della carne, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, 4perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito (Rm 8,3s). Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi (Rm 8,9).
Possiamo vivere nello stupore di essere partecipi della vita di Dio per il dono dello Spirito che Gesù ci ha dato.
3. Anche voi mi darete testimonianza.
Vivere per una missione. Essere presenti sul monte e sul lago per uno scopo. Riconoscere la storia delle nostre comunità come semi che hanno portato frutto. Per questo ci riconosciamo cristiani, per questo ci raduniamo come comunità. E’ stato donato lo Spirito di Verità perché noi possiamo dare testimonianza.
Il contesto in cui viviamo non è sempre favorevole. In qualche caso è anche ostile, spesso è indifferente. Non riconosce di aver bisogno di Gesù: ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio. Che cosa faranno i discepoli di Gesù? si chiuderanno nella loro cittadella? Cercheranno di nascondersi e di mimetizzarsi per non farsi riconoscere e quindi evitare l’impopolarità che li fa oggetto di critiche e di disprezzo?
In questo contesto le comunità delle parrocchie si descrivono come invecchiate, ridotte nei numeri, stanche e preoccupate per il loro futuro, poco attrattive.
Ma piuttosto che preoccuparci di sé stessi i discepoli di Gesù sono chiamati ad ascoltare Gesù, a obbedire alla sua parola per ricevere lo Spirito Santo e dare testimonianza. Si po’ così sperimentare quanto è scritto nella relazione: “la nostra comunità sa cambiare e sa adeguarsi; quanto ai giovani la proposta decanale non fa mancare le difficoltà, ma possiamo dire che il cammino c’è e parecchi ragazzi aderiscono al percorso … la nostra è una comunità piccola e nonostante tutto in buona salute … certo non mancano le divergenze … ma non devono essere motivo di divisione, bensì il sale del dibattito, di un sano confronto atto a migliorare e a migliorarci secondo la volontà di Dio (cfr Incontro del CP con l’Arcivescovo, pag 4)
La comunità cristiana è presente in questa terra non per occupare questo spazio, ma per dare testimonianza del compimento del desiderio impossibile: “Il Signore è in mezzo a noi, noi abbiamo contemplato la sua gloria, noi viviamo della sua vita!”. “Lo Spirito si è servito dello sguardo cambiato di un manipolo di persone per scrivere una storia che dura da duemila anni e non avrà mai fine (Ibid).
La testimonianza parlerà il linguaggio della gioia, della speranza invincibile, della fraternità praticabile come espressione di quella comunione che rende possibile la carità sincera e la pastorale di insieme.