Sei campanili sotto un’unica regia. È quella di Sesto Calende , l’ultima comunità pastorale nata nella zona di Varese, posta sotto la protezione di Sant’Agostino. L’atto canonico, con la firma del cardinale Tettamanzi, indica la data del 1° marzo. Da quel giorno ufficialmente, ma di fatto da molto tempo prima, le cinque parrocchie della città (San Bernardino, San Donato, San Materno di Lentate Verbano, San Pietro e Paolo di Lisanza e Sant’Antonio Abate di Oriano Ticino), più quella di Mercallo, hanno preso a camminare insieme, guidate dall’unico parroco responsabile, don Franco Bonatti.
Una rinascita per la Chiesa sestese, che si prepara a condividere un cammino nuovo di pastorale d’insieme, pensando a progetti che consentano di sperimentare la nuova realtà. Prosegue, infatti, con la regia del vicario episcopale di Varese, monsignor Luigi Stucchi, e l’intensa collaborazione dei decani della zona, quell’itinerario di rinnovamento delle parrocchie del Varesotto che vede sempre più esperienze di comunione e collaborazione tra sacerdoti, religiosi e laici.
Con don Franco, che diventa a tutti gli effetti parroco e legale rappresentante di ciascuna delle sei parrocchie, guideranno la comunità pastorale altri cinque preti: don Stefano Guidi, don Roberto Dimarno, incaricato della pastorale giovanile, don Dino Vanoli, già residente a Sesto, l’ex parroco di Lisanza don Lino Rocca e don Franco Balzarini, che vivrà a Mercallo e seguirà quel paese in particolare. Oltre a loro, entrano nel direttivo due suore, in rappresentanza degli ordini religiosi presenti a Sesto, e il diacono Massimo Oldrini.
«Si tratta per tutti di un’esperienza nuova – commenta don Lino, che da parroco di Lisanza ora condivide la corresponsabilità del direttivo – e la cosa più importante è quella di fare un passo per volta, senza voler fare tutto subito. Da parte dei sacerdoti c’è stata grande disponibilità al cambiamento richiesto dall’Arcivescovo e l’abbiamo fatto volentieri. Ora bisogna accompagnare anche la gente delle nostre parrocchie a comprendere la nuova realtà e abituarsi all’idea di non avere più ciascuno un proprio parroco».
Un calo di sacerdoti che, per don Rocca, nasconde un’opportunità, che si sta già rivelando molto positiva per la vita della comunità di Sant’Agostino: «A Lisanza, per esempio, dove un tempo facevo tutto io, adesso vedo sorgere tra i laici una nuova disponibilità e trovo persone disponibili a rendere diversi servizi e ad assumersi responsabilità, proprio sollecitate dalla mancanza di preti. Speriamo davvero in un risveglio diffuso del laicato, per varie forme di corresponsabilità, come indicato dall’Arcivescovo e come del resto già ci diceva il Concilio».