Martedì 15 novembre la Visita pastorale feriale del cardinale Angelo Scola toccherà i due Decanati milanesi Sempione e San Siro. L’incontro con i fedeli è in programma alle 21 nella chiesa parrocchiale di Santa Maria di Lourdes (via Induno 12). Abbiamo intervistato i due Decani.
Sempione: discepoli contenti, apostoli convinti
Martedì 15 novembre la Visita pastorale del cardinale Angelo Scola toccherà i Decanati milanesi Sempione e San Siro: alle 21 incontrerà i fedeli nella parrocchia di Santa Maria di Lourdes (via Induno 12). «Abbiamo preparato per il Cardinale alcune domande, che sono il frutto della riflessione nei singoli Consigli parrocchiali e in quello decanale sulla situazione del territorio – spiega don Vittorio De Paoli, parroco di San Giuseppe della Pace e decano del Sempione -. Nel corso della serata un coro interparrocchiale, formato dalle sei parrocchie di San Siro e dalle cinque del nostro Decanato, animerà il momento della Compieta. La preparazione è iniziata con un ritiro/incontro con il Vicario episcopale di Zona. Ogni parrocchia è stata invitata poi alla preghiera».
Su quali temi verterà il confronto con l’Arcivescovo?
Le domande verteranno sull’educarsi al pensiero di Cristo, sulla pastorale familiare e la famiglia come soggetto di evangelizzazione, sulle nuove povertà e anche l’immigrazione, sulla centralità dell’Eucarestia domenicale, sulla pastorale giovanile. Vorremmo rimettere al centro la questione della fede, dando priorità ad accompagnare il cammino di fede e l’evangelizzazione. Oggi è molto importante ridire all’uomo le buone notizie del Vangelo. Riassumendo in uno slogan che usiamo spesso, dobbiamo essere «discepoli contenti, apostoli convinti». Siamo molto felici della Visita del cardinale Scola. Questi momenti sono strumenti umili, semplici, poveri, ma che vengono accolti dai fedeli con molta gioia. Per noi poi la preparazione della Visita è stata anche un’occasione per riflettere sulla situazione delle parrocchie nei singoli Consigli pastorali e in quello decanale, per fare discernimento pastorale comunitario. Con il Vicario di Zona, poi, vedremo in concreto quali passi dovremo fare.
Accennava all’immigrazione… È presente in maniera consistente?
Non molto. C’è il quartiere cinese, con una propria chiesa parrocchiale molto vivace e una cappellania specifica. Dall’1 novembre alcuni immigrati sono ospitati nella Caserma Montello. Questa situazione ha spaccato i residenti, ma le comunità cristiane hanno fatto quanto possibile per sensibilizzare all’accoglienza. Sicuramente cercheremo di lavorare per la maggiore integrazione possibile. È un problema complesso, che richiede un bilanciamento tra giusta ed evangelica accoglienza e rispetto delle regole. Per ora comunque stiamo a guardare perché, come dicevo, stanno arrivando adesso, a piccoli gruppi.”
La crisi economica si è sentita molto?
La situazione del nostro Decanato è molto diversa da quella del Decanato San Siro. In gran parte qui vivono persone mediamente benestanti. Certo ci sono anche sacche di povertà, ma non particolari. Non ci sono problemi di degrado sociale, siamo piuttosto tranquilli. È più rilevante il problema della i notturna, che provoca gravi situazioni di disturbo, perché i locali presenti sono molto frequentati.
Quali le sfide per il futuro?
In occasione di questa Visita abbiamo fatto un confronto con la relazione preparata nel 2011 per la Visita del cardinale Tettamanzi. Abbiamo notato un invecchiamento delle persone che partecipano alla vita comunitaria e alle Messe, e ci siamo accorti che si fa sempre più fatica ad agganciare le famiglie giovani. C’è stato un calo di presenze nella Pastorale giovanile e nell’oratorio. Nelle parrocchie i preti sono sempre meno e sono oberati da molti impegni. Tante sono poi le attività che funzionano bene: il Consiglio pastorale decanale, la formazione dei catechisti, i gruppi Caritas, il Centro di Ascolto, solo per fare qualche esempio. Vorremmo però rinnovare la Pastorale Giovanile.
San Siro: con la comunione per superare le difficoltà
Nella stessa serata del 15 novembre in Santa Maria di Lourdes il cardinale Scola incontrerà anche i fedeli del Decanato San Siro. «La nostra preparazione è iniziata a luglio dell’anno scorso con l’incontro con il Vicario episcopale – spiega il decano don Paolo Zago, parroco di San Protaso -. Poi ci siamo ritrovati tra noi preti del Decanato, ci sono state riunioni del Consiglio pastorale decanale e di quelli parrocchiali per fare il punto sulla situazione ed elaborare le domande da presentare al Cardinale nel corso della serata».
Come siete organizzati nel vostro territorio?
Il Decanato san Siro conta circa 80 mila abitanti, è uno dei più vasti della città. È composto da 6 parrocchie dislocate a parecchia distanza l’una dall’altra e molto popolate: si va da un massimo di 21 mila a un minimo di 9 mila abitanti. Ciò determina il fatto che ciascuna di esse è “autonoma” e immediatamente, da un punto di vista prettamente manageriale e strutturale, potrebbe non avvertire il bisogno di un rapporto e di una collaborazione con le altre. Due di queste sono rette da religiosi (i Cappuccini a San Nabore e gli Scolopi a San Giuseppe Calasanzio). Due sono territorialmente “ai margini”: Santa Maria Nascente al QT8 gravita in una zona differente per contesto sociale e culturale rispetto alle altre, mentre Sant’Elena è situata a Quarto Canino, ormai nell’estrema periferia cittadina. All’interno del Decanato vi è la presenza dei padri Cappuccini col Convento di Santa Maria degli Angeli in piazza Velasquez (che svolge anche la funzione di chiesa penitenziale) e il Centro culturale Rosetum, e il Santuario di don Gnocchi, con un Rettore e un cappellano. Sul confine vi sono anche i padri del Pime. Questa situazione potrebbe far pensare a una vita decanale inesistente o ritenuta inutile, data la frammentazione e la possibile autosufficienza di ciascuna realtà. In realtà si registrano diversi rapporti significativi e diverse attività comuni, segno di un desiderio di comunione che supera le inevitabili difficoltà strutturali.
Com’è la situazione sociale?
Il territorio (a parte una sola parrocchia) è caratterizzato da alcune sacche di povertà particolarmente evidenti nel Quartiere San Siro e nei quartieri con case popolari di alcune zone periferiche. Ciò comporta alcune conseguenze sul versante dell’emergenza pastorale: situazioni di degrado e di emarginazione diffuse, con continue richieste di aiuto alle parrocchie cui le Caritas locali non riescono a far fronte.
Immigrati: a che punto siamo?
Numerosa è la presenza di stranieri e soprattutto di musulmani. Alcune scuole sono composte esclusivamente da stranieri e per la maggioranza arabi, con la conseguenza di un rischio di ghettizzazione degli stessi e di isolamento da parte degli italiani; le popolazioni straniere non hanno un loro punto di riferimento unitario e ciò determina l’impossibilità a instaurare un dialogo istituzionale ufficiale significativo; il problema della sicurezza è particolarmente avvertito, come pure sono grandi l’emergenza lavoro e quella abitativa.