«La Chiesa di Milano si apre all’appello del Papa con quella che abbiamo chiamato l’ “accoglienza diffusa”, pensando all’inserimento di una famiglia – o, comunque di quattro o cinque persone – in ogni parrocchia, realtà religiosa e in eventuali strutture dimesse».
A dirlo è il cardinale Scola, al termine della Messa per la Giornata del Creato, pochi minuti dopo aver ascoltato, in diretta, con i fedeli in piazza del Duomo, l’Angelus di papa Francesco e il suo invito, rivolto alla Chiesa di Roma, a tutte quelle europee e ai confratelli Vescovi, per aprire ogni porta possibile ai profughi e ai rifugiati e perché ciascuna parrocchia offra degli spazi. Una scelta che l’Arcivescovo stesso ha indicato ai parroci ambrosiani e che ha portato, in questi giorni, ad aprire sei nuove strutture che accolgono in totale centotrenta profughi, oltre i 781 posti già messi a disposizione.
«La nostra Diocesi è già impegnata in questo tipo di accoglienza, gestita dalla Caritas e fatta con ordine e nel rispetto delle persone. Mi sembra che il Papa, con la sua ben nota concretezza, anche oggi sia stato moto efficace e credo che le conseguenze si vedranno», spiega. Conseguenze che non possono non riguardare anche la politica: «Mi auguro che le si veda anche nello sforzo che i politici stanno facendo perché tocca a loro, in ultima analisi, regolare questo fenomeno che non è più di emergenza, ma che sarà sempre più strutturale negli anni e nei decenni a venire. In particolare, per quanto riguarda l’Italia, mi sembra molto importante che – se è il caso – si rivedano anche leggi e regolamenti in modo da facilitare tutte le pratiche per l’eventuale riconoscimento dell’asilo politico e si trovino anche forme per chiedere un lavoro volontario che, senza nulla togliere agli italiani, dia la possibilità a questi nostri ospiti di mostrare fino in fondo la loro dignità. Vederli tutto il giorno bloccati, certamente, non fa bene né a loro né a noi».
Un auspicio – questo – più volte ripetuto dal Cardinale ed emerso anche dall’Assemblea plenaria dei Decani della Diocesi di Milano, svoltasi pochi giorni fa.
Infine, il pensiero è all’Europa e agli organismi internazionali che paiono, attualmente, del tutto impotenti. «Occorre che realmente l’Europa costringa tutti gli Stati, attraverso l’Onu, a varare una politica dell’immigrazione che sia davvero tale, perché il fenomeno non riguarda solo l’Europa. Penso che questa sia una strada decisiva per un mondo più pacificato».