Un episodio che «deve provocare un risveglio della città, che ha molte potenzialità, ma deve saper trovare il senso di amicizia civica, per una buona politica. Tutte le istituzioni, i partiti e le realtà della società civile devono lavorare insieme con un unico senso di marcia. Si devono tutti alleare per produrre buon governo e sconfiggere la povertà». Così l’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, a margine della sua visita presso la Clinica Mangiagalli, si è espresso sulla morte di un bambino rom di meno di quattro mesi ieri a Milano.
H.C. viveva con la madre e due fratelli in una baracca all’interno di un insediamento abusivo vicino al campo nomadi regolari di via Martirano. Qui è stato soccorso, intorno alle 9 di ieri mattina, dagli operatori del 118, allertati dalla madre diciannovenne, che l’aveva trovato cianotico dopo averlo allattato durante la notte. Già in arresto cardiaco, immediatamente trasportato in elicottero all’ospedale San Carlo, il bimbo vi è giunto in condizioni disperate ed è morto verso le 10.
Secondo le prime ricostruzioni, il bimbo sarebbe morto in culla a causa della Sids, la sindrome della morte improvvisa del lattante. La famiglia era alloggiata in una roulotte poco riscaldata, ma pare da escludere l’ipotesi della morte dovuta al freddo notturno. In seguito a ulteriori accertamenti, sul corpo del bimbo sono stati individuati alcuni segni e la madre – che vive a Roma ed è arrivata a Milano perché il marito è detenuto in carcere a Pavia – è stata iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo. Solo l’autopsia, in ogni caso, potrà fare chiarezza.
«Con i rom abbiamo dei problemi – ha detto ancora Scola alla Mangiagalli -. Come ho anche detto con l’Arcivescovo di Praga, città dove ve ne sono molti, dobbiamo capire la loro cultura». Il Cardinale ha sottolineato: «Non è vero che nessuno li vuole aiutare, ma dobbiamo capire la loro cultura. Qui ritorna con forza l’importanza della dimensione educativa: non si può separare l’educazione dall’azione».