Lunedì 22 dicembre il cardinale Angelo Scola si recherà in visita all’aeroporto di Malpensa e celebrerà la Messa alle 10 nella cappella dedicata alla Madonna di Loreto, «protettrice di tutti coloro che volano, e non solo di chi lavora qui», dice don Ruggero Camagni, che accoglierà l’Arcivescovo a braccia aperte. Cappellano alla Malpensa dal 2005, don Ruggero (78 anni compiuti) ha festeggiato in giugno il suo 50° di sacerdozio e ora sarà onorato dalla visita dell’Arcivescovo. Dopo le parrocchie milanesi di San Luigi, Dio Padre e Fatima, e quelle di Santo Stefano a Castelnovate e Santa Margherita a Casenuove, la cappellania dell’aeroporto è la sua ultima destinazione. Da quando è prete, don Ruggero ha sempre accolto con grande disponibilità ogni incarico pastorale e alle varie richieste ha sempre risposto: «Non sono qui per scegliere, ma per fare ciò che mi si dice». Oggi aggiunge: «Questo mi permette di “sentire” che il posto più bello è quello dove sono».
Nato a Milano e cresciuto a San Vito al Giambellino, Camagni ha una fede solida, imparata dalla nonna materna. «Se mancava cibo durante la guerra – racconta oggi -, alle lamentele che circolavano lei rispondeva in dialetto: “Dio vede, Dio provvede”». Una frase che ripeté anche quando i bombardamenti su Milano del 15 agosto 1943 le distrussero la casa. Una donna semplice che confidava nella Provvidenza, un grande esempio per il piccolo Ruggero. Dopo gli studi, il servizio militare e il lavoro, a 23 anni è entrato in Seminario a Venegono. Per lui la fede «è un dono gratuito, che solo l’amore di un Padre può dare». E per spiegare meglio il concetto torna ancora a un ricordo lontano: «La fede mi fa sentire sicuro, come quando a 3 o 4 anni attraversavo via Torino tra un tram, un auto e tre biciclette, con la mano in quella del mio papà. Parlavo senza pensare affatto ai pericoli, ma se lui allentava un momento la presa, io mi attaccavo ai suoi pantaloni dicendo: “Dammi la mano, se no io non cammino più”». Quella fiducia che riponeva nel padre, l’ha poi riversata in Dio.
Da 9 anni don Ruggero celebra la Messa nella sua cappella di Malpensa e spesso nelle parrocchie della zona, dove lo chiamano anche per riflessioni durante le Quarant’ore, l’Avvento e la Quaresima. Quando era parroco, molto tempo lo spendeva «a organizzare e ad aspettare le persone – spiega -. Qui invece ho capito che devo andare io da loro». Per questo «almeno un pasto al giorno cerco di viverlo alla mensa aziendale». I suoi parrocchiani, infatti, sono i dipendenti e tutto il personale che lavora in aeroporto, come pure i viaggiatori di passaggio. «Quando chiedono i sacramenti, specie la Riconciliazione – dice il sacerdote – rivelano “storie di fede” che mi aiutano a sentire quanto è fantasiosa l’azione di Dio». Oltre alla Messa e alle confessioni, don Ruggero risponde alle richieste di preparazione al Battesimo, Cresima, Matrimonio e opera come guida spirituale. «Le relazioni che vivo in aeroporto sono molto gratificanti – assicura -, con l’unico rincrescimento di non poter arrivare a tutti e soddisfare le molte richieste».
L’aeroporto varesino, infatti, è come una grande città: nell’arco di 24 ore vi lavorano circa 8 mila persone e vi transitano in media 50 mila viaggiatori. Ciò che più contraddistingue la popolazione di Malpensa è «la fretta», spiega il cappellano, senza contare che i turni non favoriscono i rapporti tra le persone. Ma da alcuni anni si toccano con mano anche «la precarietà e l’incertezza» del posto di lavoro a causa della crisi economica, cui si aggiungono «la paura» e «l’individualismo».