Il convegno «I media e i bambini, più risorse e più responsabilità» non può certo esaurirsi nello spazio della mattinata in cui si sono svolti i lavori.
Indicazioni precise a continuare la riflessione e ad attivare interventi sul tema “mezzi di comunicazione e minori” provengono sia dall’intervento al convegno dell’arcivescovo di Milano cardinale Dionigi Tettamanzi e dalle parole di papa Benedetto XVI, riportate nel suo Messaggio per la 41° Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, pubblicato il 24 gennaio scorso.
Il cardinal Tettamanzi, parlando davanti ai giornalisti, ha auspicato una «stretta e virtuosa collaborazione, preferisco con coraggio parlare di “alleanza”, tra famiglia, ambienti educativi in particolare la scuola e centri di produzione mediatica nel segno della “corresponsabilità”, cioè di una responsabilità comune e condivisa nei confronti dei bambini».
L’intervento dell’arcivescovo di Milano è in perfetta sintonia con il pensiero del Papa che, a proposito di media e bambini, nel suo Messaggio delinea un compito preciso per le agenzie educative e in particolare per la Chiesa, che «alla luce del messaggio della salvezza che le è stato affidato, è anche maestra di umanità e vede con favore l’opportunità di offrire assistenza ai genitori, agli educatori, ai comunicatori e ai giovani. Le parrocchie e i programmi delle scuole oggi dovrebbero essere all’avanguardia per quanto riguarda l’educazione ai media».
Occorre operare per giungere a un’alleanza tra famiglia, scuola, comunità cristiane ed editori, per una comune azione educativa che promuova una comunicazione rispettosa della dignità di “persona” dei bambini e che sia strumento utile, valido “mezzo” per aiutarli a crescere offrendo loro contenuti stimolanti e validi.
Dall’analisi della “dieta mediatica” presentata al convegno, emerge la grande presenza (in termini di tempo) della televisione e degli altri media nella giornata tipo dei bambini. Attualmente i ragazzi fruiscono sia di buoni prodotti comunicativi (il palinsesto Rai per i ragazzi, Disney Channel, Popotus, Il Giornalino e GBaby, solo per restare agli esempi presentati) che di comunicazione più problematica se non deleteria.
L’analisi degli scenari comunicativi che si profilano all’orizzonte, mostra che il quadro è destinato a farsi più fosco, per via del prevedibile arrivo di inquietanti programmi televisivi per i piccoli che già furoreggiano su alcune emittenti estere.
Da qui, l’urgenza di una corale attivazione non solo preventiva, ma educativa, a tutto campo. L’Ufficio delle comunicazioni sociali della diocesi di Milano, con l’incontro organizzato il 20 gennaio ha avviato la riflessione e il confronto sul tema.
Le indicazioni dell’ Arcivescovo e del Papa segnano una rotta sulla quale è tempo ora di camminare. Nei prossimi mesi non mancheranno le iniziative e le proposte per tradurle in pratica.