La notte. La notte, gli incubi. La notte, l’altra notte. La notte del fumo, del fuoco, la notte del terrore. La notte e lo spavento e non sai che cosa fare e dove andare. La notte: chi può immaginarsi che cosa sia capitato l’altra notte. Al pensarci siamo invasi dall’angoscia. E fratelli e sorelle intrappolati nella casa dove si stava bene e si cantava e si faceva festa e si pregava Dio per i vivi e per i morti. E quella notte, tremenda notte.
E gente che corre, gente che chiama, gente che viene in soccorso. E un abbraccio, una parola buona per rassicurare, per quanto il soccorritore sia anche lui spaventato. E in fretta, in fretta, per mettersi in salvo. E accompagnare, trasportare, prendere in braccio una vita leggera che trema di paura. In fretta, in fretta, in salvo.
Per questo stasera preghiamo, perché coloro che hanno prestato soccorso, il personale della casa, i vigili del fuoco, sentano la gratitudine di tutti coloro che sono stati salvati, e la gratitudine di tutti noi.
La notte, la notte e quando l’abbraccio dei fratelli non arriva in tempo, ecco l’abbraccio di Dio: sembra una morte ed è un incontro.
Forse non immaginavi che fosse così doloroso morire, e in modo così tragico. Infine, però, una pace. Ecco, voi che siete morti, chiedete a Dio una consolazione per i vostri cari, i vostri familiari, che restano sgomenti per questa tragedia. Voi che siete morti, fate una carezza a chi non può più accarezzare il vostro volto né stringere la vostra mano.
Per questo stasera preghiamo, perché i familiari delle vittime ricevano un messaggio di consolazione.
E le ferite, le ferite che bruciano, le ferite che tormentano il corpo, il veleno che opprime il respiro. Il dolore, il dolore fisico che gli altri non possono immaginare, e lo shock che insegue come un mostro spaventoso. I feriti invocano presenze amiche e cure per avere sollievo.
Per questo stasera preghiamo, perché le premure affettuose offrano alle persone ferite una testimonianza della tenerezza di Dio.
E la casa, la casa che ospitava una comunità di affetti e di attenzioni, la casa che accoglieva solitudini per farne comunità, la casa che invitava familiari e volontari, operatori e professionisti per assistere e rassicurare è devastata e spaventosa. È lì nel quartiere come una inquietudine, come un’accusa, come un disastro.
Per questo preghiamo, perché le case non facciano mai paura, perché sempre si provveda perché nessuno sia in pericolo là dove abita.
Preghiamo per i morti, per i feriti, per i soccorritori, per i familiari, per il personale della casa. Preghiamo Dio che consoli, che guarisca, che incoraggi e che sia premio per il bene compiuto e l’aiuto offerto.