Martedì 18 ottobre il cardinale Angelo Scola si recherà in Visita pastorale a Porlezza (Co). Alle 20.30 ci sarà l’incontro con i fedeli del Decanato nella parrocchia di San Vittore Martire (via Colombano 7).
«Il nostro Decanato è formato da quattro Comunità pastorali – spiega don Cesare Gerosa, responsabile della Comunità pastorale Beata Vergine della Caravina in Valsolda e decano -. Due (Val Cavargna e Carlazzo) comprendono quattro parrocchie, altre due (Porlezza e Valsolda) sei. Per la Visita pastorale abbiamo preparato uno “Sguardo al Decanato”, condiviso con i Consigli pastorali delle Comunità, così da recepire un po’ tutte le necessità del territorio».
Quali le sfide del presente?
Ci sono state consegnate dall’Arcivescovo nell’omelia del maggio 2012 per i 450 anni del Santuario della Caravina: convocare dalla dispersione (geografica e inevitabilmente anche umana ed ecclesiale); custodire la fede, con lo sforzo di discernere, tra le tante e ricche tradizioni, ciò che è realmente un segno vivo di fede e ciò che invece è ramo secco; trasmettere la fede, rinnovandola negli adulti e consegnandola ai più giovani. Una fatica pastorale molto sentita è quella di garantire la presenza in ogni chiesa parrocchiale, almeno per l’Eucarestia domenicale, e insieme proporre un cammino che possa essere comunitario. In molte situazioni anche chi partecipa alla messa festiva non sente più il bisogno di un cammino comune. Per rilanciare il senso della comunità cerchiamo di valorizzare la collaborazione delle religiose e dei laici delle singole parrocchie che si prestano per determinati incarichi.
Accennava ai giovani: frequentano assiduamente?
La difficoltà a continuare il cammino nel dopo Cresima anche nelle nostre valli è comune a quella di tante parrocchie, con in aggiunta la fatica di radunare ragazzi e giovani dispersi in tanti piccoli borghi. La Pastorale giovanile cerca di costruire un cammino comune in Decanato, con la presenza di un prete novello, don Gabriele, e di un diacono permanente. Anche in questo settore pastorale la sfida è quella di riuscire a convocare dalla dispersione i ragazzi e i giovani, per far sentire loro la bellezza di camminare insieme.
La crisi economica si è sentita molto?
Ha sfiorato appena il nostro territorio, poiché quasi tutti sono frontalieri e lavorano in Svizzera. Hanno avuto le loro difficoltà, ma non paragonabili a quelle subìte da tante famiglie in Italia. Il lavoro dei frontalieri è di grande sacrificio, ma ben retribuito economicamente.
E l’immigrazione?
La Caritas decanale, ben organizzata e aggiornata, accompagna molte famiglie in difficoltà, tra le quali anche diverse di immigrati. Non però di recente immigrazione, perché il territorio non ha strutture e ha limitate risorse umane per l’accoglienza. Inoltre la sorveglianza alla vicina frontiera svizzera è molto stretta e scoraggia movimenti di persone.