Giustamente ci si può domandare a che titolo fossero presenti nella stanza al piano superiore Giuda figlio di Giacomo, Simone lo zelota, Giacomo figlio di Alfeo. Gente di cui non si sa nulla, gente che non ha mai fatto niente che meriti attenzione, uomini che non hanno mai fatto un discorso memorabile, forse a stento qualcuno di loro ha osato una domanda durante le confidenze di Gesù. Ecco, tra i dodici scelta da Gesù ci sono uomini qualsiasi, forse insignificanti. Sono come i preti e i vescovi qualsiasi, quelli che hanno incarichi qualsiasi, quelli che non scrivono libri, non sono citati in eventi pubblici. Forse sono la gente qualsiasi che pratica il pettegolezzo, che non interviene mai nelle riunioni, non si sa se perché non abbiano niente da dire o se perché parlano sempre gli altri. Forse sono gente qualsiasi con pensieri meschini verso coloro che primeggiano e discutono chi sia il più grande fra ti loro. Lavorano senza clamore e spesso senza applausi. Hanno, come tutti, sentimenti alterni, tra fierezza e delusioni, tra fervore e freddezze. Hanno piccoli difetti e piccole virtù. Sono la gente qualsiasi, sono i preti qualsiasi. Perché sono nella stanza al piano superiore? Gli uomini qualsiasi sono quelli chiamati da Gesù: sono presenti perché Gesù ha desiderato averli vicino, chiamarli amici. E Maria, la donna di Nazaret, parla con loro, si intende facilmente e parlando li invita a essere perseveranti e concordi nella preghiera. Maria, semplice ragazza di Nazaret canta per gli uomini qualsiasi il suo cantico: Il mio spirito esulta in Dio mio salvatore perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
C’erano Bartolomeo e Matteo. Come potevano essere perseveranti e concordi nella preghiera nella stessa stanza Bartolomeo e Matteo? Concordi e perseveranti il progressista e il tradizionalista, quello che giudica tutta la tradizione una specie di insopportabile impaccio e quello che giudica ogni innovazione come una specie di inaffidabile e arbitrario capriccio?
Ma erano perseveranti e concordi: c’era Maria, la figlia di Sion, nuova Eva, arca della nuova alleanza. E Maria suggeriva a Bartolomeo e a Matteo, ai tradizionalisti e ai progressisti di invocare lo Spirito di Gesù per essere con ogni linguaggio e ogni sensibilità, in sostanza, testimoni della risurrezione.
C’erano Filippo e Tommaso, cioè quelli delle domande, quelli inclini allo scetticismo, quelli che dicono, come Tommaso: “Se non tocco con le mie mani non credo”, quelli che dopo tanto tempo, ancora domandano, come Filippo: “Mostraci il Padre!”. Quelli che hanno sempre obiezioni e dubbi, gli intellettuali incontentabili, quelli che si accaniscono nelle discussioni, quelli che vogliono sempre avere l’ultima parola. Erano gli amici della polemica: come potevano stare insieme?
Erano perseveranti e concordi: c’era Maria, la sedes sapientiae, e Maria suggeriva di invocare lo Spirito per invocare una sapienza più alta, non la sapienza del mondo, ma la stoltezza della croce.
Erano perseveranti e concordi nella preghiera Giacomo e Andrea, cioè quelli operativi, quelli indaffarati, quelli che avevano l’ambizione del protagonismo. L’intraprendenza per sedersi alla destra o alla sinistra, per procurare il pane, per essere capaci di fare proseliti. Erano tutti e due protagonisti: come potevano stare insieme, ambiziosi come erano?
Perseveranti e concordi: c’era Maria, la serva dell’altissimo. Maria suggeriva di invocare lo Spirito per ricevere il dono di quella sensibilità che si accorge del bisogno degli altri, del vino che manca e suggerisce di lasciarsi ispirare dalla parola di Gesù per riempire d’acqua le giare piuttosto che affannarsi per molte cose. L’intelligenza e l’intraprendenza non sono doni per primeggiare, ma possono rendere capaci di procurare gioia agli altri, di procurare il vino che manca.
Stavano insieme, perseveranti e concordi nella preghiera Pietro e Giovanni il giovane e il vecchio, il carattere impulsivo e rude e il temperamento gentile e sensibile, l’adulto e l’anziano, quello che corre veloce e quello che ha il passo lento, quello vigoroso e quello tenero.
Perseveranti e concordi: c’era Maria, la Madre di Gesù e alcune donne. Maria insegnava a invocare lo Spirito e a gareggiare non nella corsa, ma nello stimarsi a vicenda, nel rendimento di grazie.
Paolo esorta anche noi, tutti i preti, i diaconi, i vescovi a essere concordi e perseveranti nella preghiera: in ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito Santo, e a questo scopo vegliate con ogni perseveranza e supplica, per tutti i santi (Ef 6,18).
Maria ci accompagna, prega con noi e per noi, in questa transizione perché noi, con tutti i tratti, che ci distinguono possiamo essere insieme, camminare insieme, essere lieti di appartenere a questa Chiesa a questo presbiterio. Insieme a invocare lo Spirito Santo in questo tempo di vigilia e lasciarci ispirare dalla sapienza che viene dall’alto, dalla fede che si fonda sulla parola della croce.
Come i discepoli, uomini e donne riuniti nella stanza al piano superiore, viviamo perseveranti e concordi nella preghiera: scriveremo ancora storie di santità e di gioia, di missione e di fraternità perché invochiamo lo Spirito di Gesù e obbediamo alla sua parola nella fede: se anche abbiamo solo acqua per riempire le nostre anfore confidiamo che Gesù sta per donarci il vino buono che ha tenuto da parte finora (Gv 2,10).