«Credo che, in questo momento storico, sia un dovere fondamentale per tutti i cristiani fare qualunque sacrificio, anche economico e di tempo, per offrire un segno manifesto ed esplicito di comunione ai nostri fratelli che vivono il venerdì santo permanente di Gerusalemme e della Terra Santa». Così il cardinale Angelo Scola sottolinea l’importanza che definisce «decisiva», di prendere parte al pellegrinaggio diocesano appunto in Terra Santa che, con la sua presenza, si svolgerà dal prossimo 27 dicembre fino al 3 gennaio 2015. L’Arcivescovo dice, infatti: «Sono convinto che i cattolici – ma anche tanti uomini e donne di buona volontà delle nostre terre milanesi – comprenderanno l’importanza decisiva del gesto che compiremo insieme dal 27 dicembre». E se questa è la «ragione in più», legata alle vicende che hanno coinvolto di recente il Medio Oriente e che, tuttavia, in nessun modo recano o hanno mai pericoli o problemi ai pellegrini, c’è, poi, naturalmente, il motivo fondamentale, «perché – spiega ancora il Cardinale – percorrere i passi che Gesù ha compiuto o andare alla fonte dove Maria ha attinto l’acqua, è una delle esperienze più potenti ed emozionati che si possano vivere. Mettere il proprio viso là dove la croce è stata piantata è un richiamo alla verità dell’uomo, al significato del dolore, della sua sofferenza, alla lotta per la pace e la giustizia».
Anche il patriarca latino di Gerusalemme, sua Beatitudine Fouad Twal, d’altra parte, usa parole chiare nei termini e di affetto personale nei sentimenti per i milanesi, che parteciperanno al viaggio. Il titolo scelto per il pellegrinaggio «Benedici il tuo popolo dalla tua dimora», con la famosa espressione del Deuteronomio, indica il privilegio di poter pregare il Signore laddove lui stesso ha camminato, lasciando tanti segni concreti.
Gli ambrosiani sono attesi dalla Chiesa latina di Gerusalemme? «In generale – dice il Patriarca -, gli italiani sono sempre stati tra le popolazioni a noi più vicine. Sono convinto che non verrete meno a questa reputazione, pienamente meritata. Aspettiamo la vostra Chiesa, vi aspetto io stesso, con gioia. Le nostre radici sono nella terra del Signore e non c’è nessun rischio a venire in Terra Santa. Quando tornerete a casa, dopo essere stati tra noi, sarete arricchiti di fede, di conoscenza, di cultura, attraverso una reciproca comunione ecclesiale che sarà necessariamente più forte e profonda. E, poi, sarete con il vostro Pastore, il cardinale Scola. Non dovete lasciare solo me e nemmeno lui! Quella che vi attende è una missione: sono convinto che con la preghiera comune, con la fede condivisa, con l’amicizia e con la testimonianza ce la faremo. Tutto questo è davvero molto importante come dimostra il fatto che il Papa abbia deciso di convocare un Concistoro per tutti i cristiani del Medio Oriente, che ha visto la presenza congiunta, per la prima vota nella storia, dei Patriarchi e dei Cardinali. Il vostro arrivo sarà un sostegno per voi e per noi, perché sentiremo concretamente che non siamo soli o abbandonati».
Papa Francesco ha detto che «non possiamo rassegnarci a pensare al Medio Oriente senza i cristiani che da duemila anni vi confessano il nome di Gesù» e che occorre «dare il maggiore aiuto possibile alle comunità cristiane per sostenere la loro permanenza nella regione». Aderire a un tale appello attraverso un’esperienza così fondamentale nella vita di ogni credente in Cristo, merita qualche sforzo, anche finanziario, pur in un momento di crisi? «Senza dubbio. Come sanno tutti coloro che hanno già sperimentato un viaggio nei luoghi Santi, si tratta di giorni indimenticabili. Ripeto che vi aspettiamo e vi ringrazio fin d’ora», conclude sua Beatitudine Twal che terrà un incontro con i pellegrini ambrosiani il 28 dicembre.