At 4,8-24a; Sal 117; Col 2,8-15; Gv 20,19-31
Li richiamarono e ordinarono loro di non parlare in alcun modo né di insegnare nel nome di Gesù. Ma Pietro e Giovanni replicarono: «Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato». (At 4,18-20)
Pietro e Giovanni, discepoli appassionati e ormai senza tentennamenti, mostrano tutta la forza eversiva dell’Evangelo, che apre a una libertà coraggiosa e dirompente. Non si tratta dell’anarchia o della convenienza personale; nemmeno si tratta di cercare una disobbedienza oppositiva; piuttosto c’è di mezzo la linearità dell’obbedienza a qualcosa di più grande, il desiderio di collaborare con Dio alla realizzazione del suo progetto, che si è imparato ad amare, condividendolo. Quello che è chiaro per i due apostoli è che «non possono tacere quello che hanno visto e ascoltato». Qualcosa ha toccato il loro cuore e ne sono stati gioiosamente coinvolti, e non possono più nasconderlo. La Buona Notizia ha una sua forza eversiva: può anche spingere a opporsi alle convenzioni sociali, all’opinione dei più, alla moda insuperabile; la Buona Notizia libera da influencer, semmai riconosce la profezia; si svincola da compromessi politicamente corretti e si staglia in tutta la sua trasparenza e visibilità; non ha bisogno di moltitudini di followers, si appoggia a Dio.
Preghiamo
Il Signore guidò a libertà
il suo popolo nell’esultanza,
i suoi eletti con canti di gioia, alleluia.
(dalla liturgia)