La vacanza o il momento turistico è per l’uomo un godere in serenità la propria esistenza personale; vivere la compagnia familiare o amicale; immergersi nella natura; fruire dei beni culturali, artistici, ambientali, incontrare culture e civiltà diverse.
Ma può scadere in accontentarsi solo di mangiare…, del salutismo (abbronzatura), dell’evasione (magari tragressiva), dello sfruttamento dei beni ambientali, con diffidenza e ostilità coi diversi…
Si tratta di creare un atteggiamento di turismo consapevole, responsabile e solidale, o più semplicemente un viaggiare con occhi e cuore aperti:
– per stupirsi della bellezza del creato (e alzare lo sguardo al Creatore)
– per elevarsi nella conoscenza della storia e della cultura locale – nell’usufrutto (non solo estetico) dei beni culturali
– con l’incontro con civiltà diverse
– alla scoperta della loro ricerca di senso, e quindi della loro religiosità. Cultura e spiritualità sono il plusvalore del viaggiare e arricchiscono l’uomo.
In fondo l’uomo è fatto per la ricerca del bello, del bene, e alla fine della verità globale. E’ un pellegrino (a volte inconsapevole) verso il Mistero.
Alla domanda di senso – espressa in forme diverse (es. l’Egitto in un modo vistoso esprime l’anelito all’aldilà, il riconoscimento di un Essere superiore fonte di vita, il valore morale di una vita buona in vista della sopravvivenza o salvezza) – noi sappiamo (e questo lo deve tenere presente sempre l’animatore/guida/testimone come riferimento di fondo di ogni suo intervento, o quadro globale sul quale collocare in mondo pieno i suoi giudizi) che Dio nella storia ha risposto, con la preparazione ebraica e con l’evento di Cristo oggi seminato attraverso la Chiesa.
Da qui la necessità di avere anzitutto il quadro globale della visione dell’uomo e della storia; poi i valori umanizzanti e le sensibilità di stile cristiano da vivere in modo specifico nel turismo.