Impianto urbanistico e contesto di riferimento
La chiesa viene concepita come sede parrocchiale a Baranzate, un paese situato nella periferia Nord di Milano che, partire dal secondo dopoguerra, conosce un forte sviluppo economico e, di conseguenza, demografico. Essa rappresenta un felice incontro tra il dibattito architettonico milanese dei primi anni Cinquanta e lo spirito di rinnovamento promosso dalla Diocesi e, in particolare, dal cardinale Montini: è l’incontro tra architettura, arte e religione per costruire nuove chiese che sappiano interpretare in chiave moderna, tecnologicamente innovativa e artisticamente suggestiva, il messaggio cristiano. Il risultato è un edificio sperimentale costituito da un volume unico, sopraelevato e circondato da un muro di cinta che lo separa dall’anonima edilizia realizzata durante il boom economico. La sua dedicazione è dovuta al centenario dell’apparizione della Madonna a Lourdes avvenuta nell’anno di costruzione dell’edificio, il 1958. La chiesa, posta sotto vincolo artistico nel 2002, ha subito diverse opere di restauro a causa dei materiali utilizzati che hanno subito un notevole degrado. Al primo intervento del 1979-80, dovuto anche ad attacchi vandalici, è seguito uno più recente nel 2014-15. La chiesa attuale conserva solo le strutture originali di Favini mentre il resto è stato completamente rifatto.
Facciata principale
L’edificio si presenta rialzato da terra di 2,20 metri e richiama le analoghe sperimentazioni effettuate dai progettisti per i capannoni industriali dove viene fatto ricorso alla prefabbricazione e alla ricerca sui materiali. Il volume è composto da quattro facciate uguali, costituite da vetrate a tripla camera (in origine era stata prevista una sola) con all’interno pannelli di polistirolo espanso che isolano l’ambiente e donano un’opacità omogenea. La facciata principale è individuata dalla scalinata che porta al sagrato predisposto, davanti ad un’apertura ritagliata dal prospetto; tuttavia l’accesso avviene dal livello inferiore in un percorso che attraversa il battistero, a destra, e la penitenzeria, a sinistra, per poi risalire nell’aula assembleare. I segni di riconoscimento della chiesa sono visibili nella dedica scolpita sull’enorme cilindro lapideo al livello superiore e la grande croce in legno massello imbullonata al muretto divisorio dei due accessi. Inoltre lo spazio esterno, delimitato dal muro di cinta, si presta alle processioni per la Via Crucis in un percorso lungo le quattordici stazioni scolpite tra il 1958 e il 1963 e addossate al muro stesso; infine è presente nella parte posteriore un campanile progettato nel 1980 dal solo Morassutti in una struttura a traliccio in acciaio e con il parapetto della scala ad ellisse in acciaio zincato.
Organizzazione interna
L’interno è caratterizzato da un’aula unica con illuminazione costante che dona all’ambiente un aspetto suggestivo, valorizzato dall’uso dei materiali e delle tecnologie come decorazione dello spazio liturgico. La mancanza di cappelle laterali contribuisce a rendere unitario il luogo di raccolta che i fedeli sono chiamati a vivere. L’altare viene leggermente rialzato, mentre i servizi della chiesa sono ospitati al livello inferiore; esso accoglie, oltre alla penitenzeria e al battistero, la sagrestia e la cappella conciliare. Quest’ultima è stata ricavata dall’ultimo restauro che si è occupato anche di dotare i locali inferiori di finestre per un necessario adeguamento funzionale; al termine della scala che risale al livello superiore è invece presente un ulteriore soppalco che ospita l’organo. Infine i confessionali, prima disposti nella parte iniziale della chiesa sono stati ricollocati nella nuova penitenzeria, per lasciare l’intera aula libera per le panche dei fedeli.
Caratteristiche strutturali
La struttura è composta da quattro grandi pilastri circolari che sostengono due travi gettate in opera; su di esse si appoggia una serie di travi prefabbricate con sezione ad X che sorregge un tetto composto da tavoloni in cemento rettangolari e nervati, anch’essi prefabbricati. Le pareti perimetrali sono organizzate secondo un sistema di vetro e montanti in acciaio inossidabile: esso appoggia direttamente a terra ed è fissato alla struttura solo in corrispondenza delle travi principali.
Aspetti liturgico-pastorali
L’architettura estremamente innovativa per il tempo in cui è stata costruita, è frutto di una riflessione profonda anche sulle modalità liturgiche. La decisione di pensare ad un ingresso ascensionale che passi dal battistero indica il processo di purificazione che il fedele compie per l’incontro con Dio e con la comunità cristiana, chiamata al raccoglimento e alla preghiera. Il progetto non ricerca una suggestione drammatica ma suggerisce l’importanza di un luogo semplice, delimitato da un recinto sacro e di non immediato accesso, dove ognuno è chiamato a sentirsi partecipe della celebrazione e dove l’altare viene rivolto di fronte ai fedeli, secondo i principi liturgici promossi dal contemporaneo Concilio Vaticano II (1962-65). Di grande effetto è il contrasto tra i due livelli della chiesa che passa dal buio presente all’ingresso inferiore e la luminosità dello spazio assembleare.
Opere d’arte
L’artista Gino Cosentino ha realizzato la Via Crucis sia con i blocchi esterni sia con formelle in terracotta collocate all’interno. L’altare è composto da un pilastro centrale in cemento a sostegno del blocco unico in marmo verde di Levanto che funge da mensa; sopra di essa si può notare un Crocifisso ligneo della fine del Quattrocento che rappresenta la salvezza e la redenzione dal peccato. Nella cripta è presente una statua di legno cava del Seicento che raffigura la Madonna con il bambino, mentre a livello più alto si trova l’organo a trasmissione elettrica della ditta Tamburini.
Breve vita Autore
Angelo Mangiarotti e Bruno Morassutti sono stati due architetti attivi nel dibattito architettonico dagli anni Cinquanta in poi in Italia e, per quanto riguarda il primo, anche a livello internazionale. La collaborazione risale al periodo giovanile di entrambi (1955-1962) ma lascia importanti risultati per le carriere di ognuno, orientate verso la sperimentazione del materiale e l’innovazione tecnologica dell’architettura: un esempio è dato dall’edificio per abitazioni in via Gavirate a Milano (1959). Mangiarotti affianca all’attività di architetto di capannoni industriali e stazioni ferroviarie milanesi (Rogoredo, Certosa, Porta Venezia, Repubblica, Villapizzone e Rho Fiera), un’intensa partecipazione nel campo del disegno industriale e nel mondo accademico. Mangiarotti affronta i temi della prefabbricazione tramite lo studio di moduli dei componenti edilizi: oltre a numerosi capannoni per ditte private costruiti nel Veneto sono da ricordare il grattacielo cilindrico a Genova (1955), la casa senza pareti a Termini Sorrento (1963-64) e il Centro Istruzione IBM a Novedrate (1970-74).
Altri progetti sacri
Dopo il progetto della chiesa di Nostra Signora della Misericordia i progettisti non hanno modo di confrontarsi ulteriormente con il tema religioso, anche se ritornano singolarmente a progettare interventi successivi di restauro nella chiesa di Baranzate. Il vincolo di tutela dei beni di interesse artistico-culturale viene richiesto dallo stesso Angelo Mangiarotti.