La passione di Leonardo da Vinci per il volo aveva origini lontane. Lui stesso, infatti, raccontava di averne ricevuto il presagio fin dalla più tenera infanzia, quando un uccello lo aveva visitato nella culla… Era quello, forse, il primo ricordo che il genio fiorentino serbava nel cuore e nella mente. Un ricordo, un sogno, che non abbandonerà mai. Altri, del resto, prima di lui, nonostante il fallimento del mitico Icaro suonasse come monito, si erano cimentati in questo genere di studi. Ma Leonardo fu il primo che affrontò sistematicamente la possibilità di utilizzare le conoscenze meccaniche per costruire macchine per volare, studiandone le proprietà e il loro comportamento nell’aria, ideando perfino degli strumenti necessari per “gestire” il volo stesso, dall’anemometro all’igrometro…
Già, di tutta l’eccezionale e vastissima produzione vinciana, le osservazioni e i progetti tesi a “mettere le ali” all’uomo sono quelli che da sempre hanno destato maggior fascino e interesse. E proprio a Leonardo quale precursore di tante invenzioni nel settore del volo, alle sue macchine “volanti” e ai suoi studi sugli uccelli è dedicata la nuova mostra ideata dalla Biblioteca Ambrosiana a partire da quell’oceanico insieme di disegni, schizzi e appunti che costituisce il Codice Atlantico. Ed è, ormai, l’undicesima rassegna tematica della serie che porterà, entro il 2015, alla prima e completa esposizione dei fogli vinciani conservati dalla prestigiosa istituzione culturale milanese.
L’interesse per il volo si manifesta in Leonardo fin dagli anni giovanili, ma è dopo il suo arrivo a Milano, attorno al 1482, che la questione comincia ad assumere per lui un rilievo del tutto particolare. Dire oggi che il volo è un fenomeno meccanico, dovuto al colpo d’ala nell’aria, sembra del tutto scontato. In realtà, il fatto che l’aria sia comprimibile, ed eserciti quindi una resistenza in grado di sostenere un corpo, fu una delle rivoluzionarie intuizioni di Leonardo, che gli derivò proprio dall’osservazione delle evoluzioni degli uccelli nel cielo. Se possono volare loro, pare pensare a un certo punto il Da Vinci, possono farlo anche gli uomini. Tutto sta a trovare l’ala giusta…
In realtà le cose non stavano proprio così, e anche il nostro geniale inventore dovette ben presto rendersene conto. Ma i tentativi vinciani sono ancora oggi irresistibilmente affascinanti. Senza contare che per secoli rimasero per molti aspetti “insuperati”. Fra i primi congegni “volanti” di Leonardo che si possono ritracciare nelle carte dell’Ambrosiana, ad esempio, vi sono i cosiddetti “ornitotteri”: mezzi ad ala battente che, nel loro evolversi e perfezionarsi, prevedevano tutta una serie di molle, tiranti, pulegge. Progetti ambiziosi che tuttavia si basavano sull’ipotesi errata che l’uomo fosse dotato di energia muscolare sufficiente a emulare gli uccelli.
Leonardo giungerà a rendersi conto di questo limite, ma procedendo per gradi e tentativi, e provando prima a “moltiplicare” le fonti di energia. Come ci mostra, ad esempio, il foglio 860 del Codice Atlantico, databile attorno al 1490, che presenta il disegno di una delle più fantastiche macchine vinciane pensate per il volo: una navicella fatta a “guscio di noce” dove avrebbero dovuto prendere posto i piloti-macchinisti per azionare, tramite una vite verticale, due grandi ali a pipistrello. Il tutto completato da un’ampia coda, che doveva regolarne la direzione e l’altezza.
La svolta degli studi di Leonardo si ha nei primissimi anni del Cinquecento, quando il maestro, tornato a osservare in modo più sistematico il volo degli uccelli, non cerca più di riprodurne la meccanica, ma di servirsi degli stessi principi fisici che utilizzano i volatili. Ne consegue che le sue “nuove” macchine volanti, abbandonata l’impraticabile soluzione dell’ala battente, si orientano verso un’ala fissa, che è una sorta di antecedente dell’aliante. Come vediamo in un altro foglio del Codice Atlantico, l’846, dove la posizione del volatore è studiata in modo che egli possa bilanciare mediante opportuni movimenti della parte inferiore del corpo; mentre le ali, che imitano ancora quelle dei pipistrelli, appaiono fisse nella parte più interna e mobili in quella esterna.
Leonardo confidò nei suoi scritti che lui stesso avrebbe voluto provare di persona questi suoi congegni volanti. Ma quasi certamente non lo fece mai… In ogni caso, si era ben “preparato”: anche un vero e proprio paracadute, infatti, figura tra le sue straordinarie invenzioni. Vedere, all’Ambrosiana, per credere.
Anche nella Sagrestia del Bramante
Il volo degli uccelli e il volo meccanico è il titolo e il tema della nuova mostra dedicata ai disegni del Codice Atlantico di Leonardo conservato presso la Biblioteca Ambrosiana a Milano, che è anche una delle due sedi espositive dell’evento (Sala Federiciana, Piazza Pio XI; da martedì a domenica, dalle 10 alle 18). La mostra, come di consueto, prosegue infatti anche nel suggestivo spazio della Sagrestia monumentale del Bramante, accanto cioè al celebre Cenacolo di Santa Maria delle Grazie (ingresso da Via Caradosso, 1; tutti i giorni dalle 8.30 alle 19.00). Il biglietto cumulativo per visitare le due sedi è di 20 euro (15 euro ridotto, 8 euro scuole). Info e prenotazioni, tel. 02.80692248 – www.ambrosiana.eu